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Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2011 alle ore 10:29.
Servono più imprese medio-grandi
«La flessibilità tipica delle piccole imprese, che in passato ha contribuito a sostenere con successo la nostra competitività, oggi non basta più», ha sottolineato il Governatore: «occorre un maggior numero di imprese medie e grandi che siano in grado di accedere rapidamente ed efficacemente ai mercati internazionali, di sfruttare i guadagni di efficienza offerti dall'innovazione tecnologica». Una diffusa proprietà familiare - ha osservato il Governatore - non è caratteristica solo italiana: lo è invece il fatto che anche la gestione rimanga nel chiuso della famiglia proprietaria». In questo tipo di imprese, mette in evidenza, «la propensione a innovare è minore, l'attività di ricerca e sviluppo meno intensa, scarsa la penetrazione nei mercati emergenti».
Riequilibrare la flessibilità del mercato del lavoro
Per il Governatore di Bankitalia è necessario «riequilibrare la flessibilità del mercato del lavoro, oggi quasi tutta concentrata nelle modalità d'ingresso, migliorerebbe le aspirazioni di vita dei giovani». Draghi ha sottolineato che la diffusione dei contratti di lavoro a tempo determinato e parziale ha innalzato sì il tasso di occupazione, ma con «un pronunciato dualismo», creando una vasta sacca di precariato, soprattutto giovanile, con scarse tutele e retribuzioni.
Occupazione al femminile di venti punti più bassa della maschile
Più e meglio preparate, le donne trovano più difficilmente lavoro e guadagnano di meno. Per Draghi la scarsa partecipazione femminile al mercato del lavoro è un «fattore cruciale di debolezza del sistema». Il Governatore ha detto che «oggi il 60% dei laureati è formato da giovani donne che conseguono il titolo in minor tempo dei loro colleghi maschi, con risultati in media migliori, sempre meno nelle tradizionali discipline umanistiche. Eppure in Italia l'occupazione femminile è ferma al 46%, venti punti in meno di quella maschile, è più bassa che in quasi tutti i Paesi europei soprattutto nelle posizioni più elevate e per le donne con figli; e le retribuzioni sono, a parità di istruzione ed esperienza, inferiori del 10% a quella maschili».
Indietro sulle infrastrutture: opere meno utili e più costose
«L'Italia è indietro nella dotazione di infrastrutture rispetto agli altri principali Paesi europei», ha detto Draghi sottolineando «incertezza dei programmi, carenze nella valutazione dei progetti e nella selezione delle opere, frammentazione e sovrapposizione di competenze, inadeguatezza delle norme sull'affidamento dei lavori e sulle verifiche degli avanzamenti producono da noi opere meno utili e più costose che altrove». Ha ricordato i ritardi nel completamento delle opere concordate fra Anas la principale concessionaria autostradale e lo scarso utilizzo dei fondi pubblici e comunitari. Al momento, circorda, «le opere da realizzare valgono circa 15 miliardi» e «i fondi strutturali comunitari attualmente a nostra disposizione sono spesi solo per il 15%, quelli non spesi ammontano a 23 miliardi». Così «accelerare tutti questi interventi darebbe un forte impulso all'attività economica». Ha puntato l'obiettivo anche sui numeri dell'alta velocità ferroviaria e delle autostrade, sottolineando che «i costi medi per chilometro e i tempi di realizzazione sono superiori a quelli di Francia e Spagna, in una misura solo in parte giustificata dalle diverse condizioni orografiche».
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