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Questo articolo è stato pubblicato il 04 luglio 2011 alle ore 09:22.

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S&P boccia il piano che coinvolge le banche nel salvataggio di Atene: è ristrutturazione mascherataS&P boccia il piano che coinvolge le banche nel salvataggio di Atene: è ristrutturazione mascherata

Nuova doccia fredda da Standard & Poor's. L'agenzia di rating ha indicato in una nota che la proposta francese per il coinvolgimento dei privati nel salvataggio della Grecia equivarrebbe a un default. Il commento analizza le proposte della Federazione bancaria francese che hanno incontrato il sostegno dei ministri delle Finanze europei.

Le proposte francesi
Parigi, i cui istituti di credito sono i più esposti in titoli di Atene (53 miliardi di euro), ha presentato due proposte per coinvolgere i privati nel salvataggio della Grecia, (che recentemente si è vista sbloccare la quinta tranche di aiuti Ue-Fmi). Una prevede di reinvestire in bond trentennali di nuova emissione a cedola fissa del 5,5% il 90% dei fondi ricevuti da Atene alla scadenza delle obbligazioni attualmente in vigore. L'altra abbassa la soglia al 70 per cento. Di questi fondi il 50% verrebbe destinato all'acquisto di nuovi titoli a 30 anni con cedola fissa al 5,5% e premio indicizzato alla crescita dell'economia greca. Il restante 20% verrebbe messo da Atene in uno speciale fondo obbligazionario (solo titoli molto sicuri) che farebbe da garanzia contro un eventuale default.

La bocciatura di S&P
Entrambe le ipotesi sono state bocciate da S&P come una sorta di ristrutturazione mascherata. Entrambe infatti restituirebbero meno valore agli obbligazionisti di quanto ne avrebbero visto sotto le condizioni iniziali del loro investimento. «È nostra opinione che ciascuna delle due opzioni di finanziamento descritte nella proposta della Fbf probabilmente equivarrebbe a un default in base ai nostri criteri» ha detto S&P nel suo comunicato stampa.

La nota di S&P non modifica il rating della Grecia, che rimane a «Ccc» dopo il downgrade del 13 giugno. «Crediamo - sulla base delle recenti dichiarazioni pubbliche dei politici della zona euro - che lo scopo delle opzioni di finanziamento sia quello di ridurre il rischio di un default a breve termine del pagamento del debito o di ristrutturazione del debito per dare al governo greco più tempo per effettuare il risanamento di bilancio e le riforme politiche» ha aggiunto l'agenzia di rating.

Cosa succede nel mercato dei derivati
Questa interpretazione di S&P non vale per far scattare i rimborsi dei credit default swap, i derivati che arricurano sul rischio fallimento di Atene. Su questo si dovrà pronunciare l'International Swaps and Derivates Association, associazione internazionale che supervisiona il mercato dei derivati. Toccherà a loro stabilire se il "credit event" (cioè il default) si è verificato o meno. Se la bancarotta viene accertata la palla passa alla società specializzata in swap Markit. Questa a sua volta tiene un'asta per determinare quanto valore è stato perso con il crack e valuta quanto dobba essere corrisposto ai possessori di credit dafault swap.

I conflitti di interesse del caso Grecia
Sia per l'obbligazionario che per il mercato dei derivati, i destini dei mercati sono appesi alle decisioni di agenzie e associazioni. Dei conflitti di interesse delle agenzie di rating e degli intrecci azionari poco chiari che li riguardano si è già detto e scritto molto. È utile comunque ricordare, nel giorno in cui sono state convocate per chiarimenti dalla Consob, chi controlla le due maggiori agenzie di rating: Moody's e Standard & Poor's. L'azionariato della prima è composto da un 50% di flottante e il resto in mano a grossi fondi d'investimento americani tra cui spicca la Berkshire Hathaway del finanziere Warren Buffett che ha in mano la quota più importante (19,1%). Standard & Poor's fa parte del gruppo editoriale americano McGraw-Hill controllato a sua volta dal mercato per il 77,39% e da una serie di fondi tra cui Capital World Investors (7,69%) e il fondo Blackrock (4,39%).

I conflitti di interesse meno noti sono quelli della Isda. L'associazione che decide sul mercato dei derivati ha come azionisti circa 600 società in tutto il mondo. Nel board siedono rappresentanti delle maggiori banche europee e americane a partire dal presidente Stephen O'Connor, manager di primo piano della banca americana Morgan Stanley.

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