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Questo articolo è stato pubblicato il 12 luglio 2011 alle ore 10:40.

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Terza giornata di vendite incontrollate sui mercati finanziari. Il copione anche oggi è lo stesso: con gli investitori istituzionali a vendere a mani basse titoli di Stato di Italia e Spagna. E a ruota, investitori a cedere azioni delle banche più esposte in questi titoli, trascinando al ribasso i mercati azionari. Mentre nell'altro grande mercato (quello delle valute) anche l'euro è finito sotto pressione (oggi è sceso sotto quota 1,39 dollari e ha toccato un nuovo minimo storico sul franco svizzero).

Dalle sale operative gli esperti hanno pochi dubbi su quanto è successo/stia accadendo sui mercati finanziari e, segnatamente sulla Piazza itailana, finita nel mirino della speculazione internazionale. «Ci sono segnali inequivocabili di panic selling con movimenti irrazionali - spiega Stefano Bargiacchi, trader professionista dal 2005 -. La direzione è una sola, ed è quella short (al ribasso, ndr). Da un lato gli investitori istituzionali sono short, senza eccezioni. Dall'altro i piccoli trader - il 96% del totale sui nostri monitor - che sperano in maniera altrettanto irrazionale nel rimbalzo e sono presenti con posizioni long (al rialzo, ndr)».

«Dal punto di vista operativo di brevissimo periodo - continua - consiglio di stare alla larga perché questa mattina il Fib è sceso sotto la soglia dei 18mila punti, sotto la quale c'è veramente poco. In entrambi i sensi c'è pericolo».

Effetto annuncio
«A questo punto, però - conclude - i trader sono in attesa dell'effetto annuncio. Dopo giorni di panico ci si aspetta che arrivi un annuncio importante che dia la scossa ai mercati perlomeno per un rimbalzo tecnico. Ciò detto, ripetiamo, che lo scenario di fondo non è confortante».

Incognita stress test
«I trader sono preoccupati che la crisi del debito si allarghi all'Italia» e le vendite sull'azionario potrebbero proseguire fino a che l'Autorità bancaria europea non pubblicherà i risultati degli stress test questo venerdì», spiega Jonathan Sudaria di Capital Spreads.

Il 7%: punto di non ritorno
Gli investitori guardano con attenzione l'andamento dei BTp, il cui rendimento è oggi balzato oltre il 6%, come non accadeva dal 1997. I BTp viaggiano così a "soli" 100 punti base (1%) dal 7%, che è considerato un punto di non ritorno, un tasso insostenibile che se dovesse protrarsi nel tempo imporrebbe la richiesta di salvataggio, come avvenuto per Grecia, Irlanda e Portogallo.

Occhio alla soglia dei 350 punti base di spread tra BTp-Bund
Sempre in tema di BTp viene tenuta d'occhio lo spread, ovvero il differenziale con il corrispettivo Bund tedesco (considerato al momento il titolo più affidabile, e quindi un rifugio, fra i governativi dell'Eurozona. «Non è semplicemente uno stato di shock: sono ordini veri - spiega un operatore da MF-Dowjones -. C'è qualcuno che vuole liberarsi di titoli italiani e al più presto. L'attenzione di oggi resta poi concentrata sull'asta dei BoT e la paura è di arrivare al livello critico dello spread BTp/Bund a 350 punti base (intorno alle 10 è stata toccata quota 347, ndr). Raggiungere tale soglia - ha precisato l'esperto - vuol dire serie difficoltà per lo Stato italiano a rinegoziare il proprio debito e la situazione diventerebbe ancora più critica».

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