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Questo articolo è stato pubblicato il 23 luglio 2011 alle ore 09:28.

di Isabella Bufacchi
L'Efsf non è più una fuoriserie dei mercati, un emittente di prima classe garantito da tutti gli Stati dell'Eurozona che colloca euro-bond con rating AAA, è diventato un carro armato finanziario dotato di strumenti eccezionali - come l'acquisto di titoli di Stato sul secondario - per arginare il rischio-contagio scaturito dalla crisi di Grecia e poi Irlanda e Portogallo. Ma resta pur sempre un "veicolo" che ha bisogno di benzina senza la quale non può andare molto lontano.
Il fatto che i capi di Stato e di Governo della zona dell'euro non abbiano annunciato un rafforzamento importante della potenza di fuoco dell'Efsf, aumentando le dimensioni delle garanzie per far lievitare l'entità dei bond collocabili, ridimensiona la portata degli interventi predisposti per garantire la stabilità come antidoto al rischio-contagio.
L'Efsf è stato già oggetto, e di recente, di un importante rafforzamento. Le garanzie concesse dagli Stati dell'Eurozona sono state incrementate dagli iniziali 440 miliardi a 780: in questo modo, i bond che l'Efsf può emettere sono lievitati da 255 a 440 miliardi. Questa decisione è stata sottoscritta dagli stati membri dell'Eurozona lo scorso 13 luglio ma per divenire operativa deve essere ratificata su scala nazionale, con tempi che l'Efsf prevede possano durare qualche mese, con scadenza entro la fine di quest'anno.
Una capacità di intervento fino a 440 miliardi, come previsto ora, potrebbe non bastare per assolvere la lunga lista di interventi dell'Efsf potenziato: estendere linee di credito a qualsiasi Paese in difficoltà, ricapitalizzare le banche e acquistare titoli sul secondario.
L'Efsf ha in pista un programma di emissioni di bond pari a 60 miliardi per il biennio 2011-2012: 25 miliardi per l'Irlanda, 35 miliardi per il Portogallo. A questi impegni si è aggiunta la Grecia. Atene è sostenuta finanziariamente da un primo pacchetto pari a 110 miliardi (80 miliardi di prestiti bilaterali concessi direttamente dagli Stati dell'Eurozona e 30 miliardi dal Fondo monetario). Nel secondo intervento annunciato giovedì sera, pari a 109 miliardi, la quota europea verrà erogata dall'Efsf con prestiti con durata di 15 o 30 anni e periodo di grazia di dieci anni. Il tasso d'interesse che il veicolo dovrà applicare alla Grecia dovrebbe attestarsi attorno al 3,5%, ma non potrà essere inferiore al costo di raccolta dell'Efsf stesso che al momento sulla durata dei dieci anni orbita attorno al 3,5%, come faceva notare ieri Natixis. L'Efsf dovrà inoltre modificare i prestiti accordati a Irlanda e Portogallo, per allinearli alle condizioni della Grecia: tassi d'interesse attorno al 3,5% (dal 4,8% del Portogallo e 5,8% dell'Irlanda) e durate più lunghe dai cinque-dieci anni attuali. Non è escluso che questi finanziamenti, a tassi veramente contenuti e convenienti, non possano in futuro essere erogati ad altri Stati con il solo obiettivo di ridurne il costo di raccolta: in embrione, l'Efsf-bond in questo caso diventerebbe il titolo di Stato europeo.
Il super-Efsf erogherà prestiti anche agli Stati dell'Eurozona che devono ricapitalizzare il sistema bancario: nel caso di ristrutturazione del debito greco, le banche greche potrebbero aver bisogno di 25 miliardi a carico dell'Efsf. Non è chiaro se le cajas spagnole più disastrate possano attingere a questi fondi. In quanto agli acquisti di titoli sul secondario, per arginare il rischio-contagio come quello che ha portato il rendimento dei bond italiani e spagnoli decennali nei giorni scorsi sopra il 6% e il 6,30%, l'Efsf potrà rastrellare BTp e Bonos per quantità importanti, che il mercato quantifica in centinaia di miliardi e non in decine di miliardi. La Bce ha acquistato titoli greci, portoghesi e irlandesi per 75 miliardi con risultati importanti sui prezzi del secondario: l'Efsf, per muoversi come un carro armato e assolvere gli svariati ruoli di stabilizzatore, secondo gli addetti ai lavori dovrebbe essere dotato di una potenza di fuoco tra i 1.000 e i 2.000 miliardi.
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