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Questo articolo è stato pubblicato il 08 agosto 2011 alle ore 16:39.

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La crisi dei debiti sovrani e le turbolenze che hanno interessato i titoli di stato italiani fanno sentire i loro effetti sul sistema creditizio del nostro paese. Non solo in Borsa, dove i titoli hanno accusato pesanti perdite nelle ultime settimane. Gli ultimi dati di Bankitalia mostrano come i nostri istituti di credito hanno quasi raddoppiato i prestiti contratti con la Bce. Nel mese di luglio quest'ultima ha erogato 80 miliardi e 487 milioni di finanziamenti alle nostre banche. Quasi il doppio dei 41 miliardi e 315 di giugno.

Cosa significano questi dati? Purtroppo nulla di buono. Rivolgersi al rubinetto dell'Eurotower, prestatore di ultima istanza, è un segnale di crescenti difficolta a trovare fondi nel normale mercato interbancario. Una situazione in cui si sono trovate in questi anni le banche di paesi periferici salvati dal crack come Grecia, Irlanda e Portogallo che, con l'aggravarsi della crisi debitoria dei loro stati, sono diventate dipendenti dal "rubinetto Bce".

Le banche italiane, uscite senza grossi danni dalla crisi del 2008, hanno una solidità patrimoniale ben maggiore, come hanno recentemente attestato gli stress test europei. Per questa ragione non sono state costrette ad utilizzare questo canale di finanziamento. La situazione è cambiata radicalmente nelle ultime settimane, quando i titoli di stato italiani sono stati bersagliati dalle vendite. La forte esposizione delle banche italiane (oltre 100 miliardi di euro) in buoni del tesoro le ha rese inevitabilmente più fragili.

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