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Questo articolo è stato pubblicato il 21 agosto 2011 alle ore 14:42.

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Il cancelliere tedesco Angela MerkelIl cancelliere tedesco Angela Merkel

L'Eurozona rischierebbe di diventare «una comunità ad alto tasso d'inflazione» se i suoi membri decidessero di emettere eurobond senza aver prima armonizzato le politiche di bilancio. L'opinione è del ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, secondo cui «finché non mettiamo in comune la politica di bilancio non possiamo avere tassi d'interesse uniformi.

I differenti livelli dei tassi», ha aggiunto l'esponente dell'esecutivo tedesco, «sono un incentivo a gestire in modo solido l'economia o la punizione se non lo si fa in modo appropriato. Dunque - ha concluso - la questione è come intendiamo promuovere l'integrazione politica passo dopo passo: non possiamo collettivizzare i tassi d'interesse».

Se una proposta viene definita come inflattiva in Germania ha vita breve, perché tocca i nervi scoperti del Paese.
Ma non solo Berlino si schiera contro l'idea dei bond comuni. «L'Europa non sarà pronta all'emissione di eurobond fino a quando non ci sarà una maggiore convergenza e saranno maggiormente allineati i bilanci e le economie nazionali». Lo ha affermato il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, parlando alla Radio belga Rtbf e unendosi così alle posizioni di prudenza e cautela espresse da Francia e Germania subito dopo la notizia che la Commissione europea di José Barroso sta studiando una bozza di progetto da presentare a Parlamento e Consiglio sulle euro-obbligazioni.

La crisi dei Paesi periferici a caccia di tassi di interesse più bassi per le proprie emissioni avanza, ma Van Rompuy frena l'impazienza. «Noi siamo in uno scenario in cui c'è ancora una larga divergenza tra i 17 Stati dell'eurozona per quanto riguarda i bilanci», ha spiegato il presidente del Consiglio europeo e possibile Mr.Euro in pectore dopo l'intesa franco-tedesca affinché diventi il punto di riferimento delle politiche economiche dell'eurozona. Van Rompuy non è contrario in linea di principio agli eurobond, ma li considera una scelta prematura.

Lo scenario frammentato a cui si è riferito Van Rompuy è quello dove tre Paesi (Grecia, Irlanda e Portogallo) hanno già chiesto aiuto alla Ue e al Fondo monetario internazionale, in un'area euro dove i debiti pubblici variano dal 6,6% del Pil dell'Estonia fino al 142,8% di Atene. «È il momento sbagliato per istituire un'agenzia europea del debito comune», ha ribadito.

«Potremmo avere gli eurobond quando ci sarà vera convergenza di bilancio, quando cioè ognuno avrà un pareggio di bilancio o virtualmente in pareggio», ha spiegato Van Rompuy. In una situazione dove sono stati messi sul piatto impegni per 365 miliardi di euro in prestiti ufficiali alla Grecia, Portogallo e Irlanda, dove la Bce ha acquistato 96 miliardi di euro di bond nel tentativo di spuntare le armi agli attacchi speculativi contro la Spagna e l'Italia, Van Rompuy si allinea con le posizioni di Francia e Germania e punta a dare più flessibilità al fondo salva-stati da 440 miliardi di euro, così che possa intervenire sul mercato secondario nell'acquisto di bond e esenti la Bce da un incarico improprio che non sia quello della stabilità dei prezzi. L'ex premier belga è tornato anche sulla Tobin Tax proposta da Merkel e Sarkozy ricordando che l'Europa continua a promuovere la tassazione sulle transazioni finanziarie ma solo se su scala globale.

Sugli eurobond si scontrano due opposti schieramenti: da un lato Italia, Belgio, Grecia, Spagna e Portogallo, oltre al presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker. Sull'altra sponda Germania, Francia e gli altri Paesi a tripla A (Austria, Finlandia e Olanda) che vedono nella proposta di debito comune un aggravio nei costi di finanziamento e il pericolo di perdere il giudizio di massima affidabilità da parte delle agenzie di rating. Tuttavia anche nelle file della Cdu tedesca si sono levate voci favorevoli alle euro-obbligazioni.

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