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Questo articolo è stato pubblicato il 22 agosto 2011 alle ore 18:10.

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Dopo una settimana di pesanti ribassi le principali borse mondiali chiudono in rialzo, seppur lontane dai massimi di giornata. Parigi guadagna l'1,19%; Madrid segna +1,76%; Londra +0,96 per cento. Debole Francoforte che chiude intorno alla parità. La migliore è Piazza Affari con FTSE MIB e FTSE IT All Share in rialzo rispettivamente dell'1,78 e dell'1,81 per cento. Contrastata invece Wall Street con il Dow Jones che chiude a +0,34%, l'S&P500 invariato mentre il Nasdaq segna un rialzo dello 0,15 per cento.

I principali market mover della giornata sono la rivolta in Libia, che ha sgonfiato i prezzi del petrolio, e spinto i titoli delle compagnie petrolifere, e le attese di sviluppi di politica monetaria. Su questo fronte l'attenzione degli operatori è tutta per il discorso che terrà venerdì il numero uno della Fed Ben Bernanke con il mercato che scommette su un nuovo piano di acquisti di titoli di stato (il cosiddetto quantitative easing 3). Nel fine settimana ci sarà una conferenza della Fed a Jackson Hole in Wyoming.
Un anno fa in questo meeting iniziò il processo verso il Qe2 (ossia l'acquisto di Treasury da parte della banca centrale, ndr) e molti sembrano sperare in un bis quest'anno.

Nei giorni scorsi il numero uno della Fed di New York William Dudley ha sottolineato come l'ultima riunione del Fomc, oltre ad annunciare tassi bassi fino alla metà del 2013, ha anche «discusso un ventaglio di strumenti per promuovere una ripresa economica più forte in un contesto di stabilità dei prezzi». Il presidente della Fed di New York non è entrato nei particolari, ma ha affermato che «ulteriori dettagli sulla discussione saranno disponibili quando verranno pubblicate le minute della Fed, più avanti nel corso del mese».

L'altra notizia che muove i mercati riguarda gli sviluppi della rivolta in Libia che sembrano far sperare nella caduta del regime di Gheddafi e a una ripresa dell'attività petrolifera nel paese. Il principale effetto di tutto ciò è il calo del petrolio Brent del Mare del Nord. Il prezzo è sceso a 107 dollari. Le notizie dalla Libia spingono poi le quotazioni dell'Eni. Le azioni del colosso petrolifero controllato dal Tesoro chiudono la seduta in rialzo del 6,33%, Il ministro degli esteri Franco Frattini ha confermato il ritorno dei tecnici in Libia aggiungendo che il Cane a Sei Zampe «ha un futuro da numero 1» nella Libia post-Gheddafi. Bene anche Ansaldo (+5.03%), Banca Pop Mi (+4,61%) e Telecom Italia (+4,17%). Inversione di rotta invece per alcuni titoli bancari come Intesa Sanpaolo che cede il 2,65% a 1,10 euro.

È tutto il settore del credito ad essere in difficolatà. L'indice eurostoxx settoriale cede lo 0,73%. Tra le ragioni gli operatori indicano le parole della cancelliera tedesca Angela Merkel che ha ribadito la propria contrarietà all'emissione di eurobond. In particolare la leader tedesca ha detto che per mettere in pratica un'idea del genere servirebbe un trattato europeo che entrerebbe in vigore solo dopo diversi anni. Torna a destare preoccupazioni poi la situazione dei debiti sovrani dell'Eurozona. In una nota Moody's ha messo in guardia dai rischi che pone l'accordo bilaterale recentemente raggiunto da Grecia e Finlandia per la concessione di garanzie in cambio della partecipazione di Helsinki al piano di aiuti. Secondo l'agenzia di rating se altri paesi seguissero l'esempio finlandese, l'intero piano di salvataggio di Atene rischierebbe di saltare.

Intanto la Bce ha comunicato di aver acquistato titoli di stato dell'Eurozona per un totale di 14,3 miliardi di euro. Si tratta di acquisti nell'ambito del securities market program, riattivato dall'Eurotower per raffreddare i rendimenti dei titoli di stato dell'Eurozona. In particolare quelli di Italia e Spagna contagiati dalla crisi dei debiti sovrani che ha già colpito Grecia, Irlanda e Portogallo.

Continua a correre l'oro, sempre più bene rifugio. Il prezzo per oncia è salito dell'1,30 per cento a quota 1.873,00 dollari. In giornata il valore di un fondo Etf legato all'andamento delle quotazioni del lingotto (SPDR Gold Trust ETF) ha superato per la prima volta quello di uno legato all'indice S&P500 (SPDR S&P 500). Gli asset del primo valgono 77 miliardi di dollari, due in più del secondo.

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