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Questo articolo è stato pubblicato il 25 agosto 2011 alle ore 08:07.

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Le piattaforme alternative mettono la freccia. L'obiettivo? Il sorpasso delle Borse più tradizionali in Europa: dal London stock exchange al Nyse-Euronext fino a Deutsche Boerse. A ben vedere, i Multilateral trading facilities (Mtf) su di un fronte particolare hanno già sopravanzato i listini "concentrati". Guardando, infatti, al controvalore nozionale scambiato, l'alternativo Chi-X ha superato la City di Londra.

Ieri, nell'attività di compravendita essenzialmente in derivati, l'Mtf di Nomura ha raggiunto il valore di 7,03 miliardi. Il London stock exchange (Lse) invece, secondo i dati forniti da Bats, si è fermato a quota 6,84 miliardi. Un passo importante. Chi-X, infatti, non è una mosca bianca. Tra le prime sette piattaforme di scambi attive in Europa ben altre due sono Mtf: Turquoise e Bats. Le tre trading venus, sempre ieri, insieme valevano oltre il 31% di tutto il mercato del Vecchio continente. Una cifra che impressiona: Lse da solo non arrivava al 19% e l'intero Euronext era sotto il 15 per cento.

Certo, può obiettarsi: sul fronte dei volumi, cioè la diretta compravendita di azioni, il ribaltone non c'è. Sulle sponde del Tamigi il valore degli scambi ieri ha superato 1,8 miliardi di euro (36,9% di quota di mercato), mentre Chi-x si è "fermata" a soli 856 milioni (17,9%). Tuttavia, al di la del fatto che quest'ultima è comunque la seconda piattaforma continentale, stupisce la forte avanzata degli alternativi che portano l'assedio alle piazze tradizionali. Subito dietro l'Mtf ci sono sì i "book order" di Nyse Euronext (364 milioni per 7,6% di quota di mercato); ma, poi, il quarto e quinto posto sono occupati da Bats (288,5 milioni per il 6,05% di market share) e Turquoise (281,6 milioni e 5,9% di mercato). Di nuovo, insomma, gli Mtf mostrano i muscoli.

Tanto che una domanda sorge spontanea: si tratta di un evento temporaneo, legato alla crisi dei mercati? «L'incremento dei volumi - sottolinea Anna Kunkle, senior manager di Kpmg - dimostra che queste piattaforme non vanno al "traino" dei listini tradizionali: il trend di lungo periodo, per gli Mtf, è di crescita». Certo, poi, bisogna vedere se il sorpasso sarà confermato, «oppure resterà un episodio estemporaneo. La speculazione, in questo periodo, potrebbe essere attratta dalle trading venus».
Queste ultime, a dire il vero, sono mercati regolamentati. La normativa impone loro requisiti di trasparenza che, sul piano formale, non permettono alcuna "agevolazione". E tuttavia, tra gli operatori anche la semplice suggestione che qualcosa in più sia concesso è presente. Il recente divieto di short selling sui titoli bancari, per esempio, riguarda le stesse piattaforme alternative. L'operatività, però, è comunicata il giorno successivo a quello cui è riferita. In teoria nulla cambia: il regulator, comunque, può effettuare il controllo. E, però, il ritardo nella comunicazione c'è: «Se uno andasse short a Piazza Affari - è la battuta di vari operatori - sarebbe avvistato subito».

Al di là dell'aspetto contingente, esistono delle motivazioni più strutturali alla base della crescita degli Mtf. Tra questi, i minori costi sulle commissioni offerti dagli alternativi e, più in generale, la micro-struttura dei mercati stessi. I sempre più numerosi black-out delle Borse tradizionali, legati a problemi di software o hardware, hanno giocoforza spinto la liquidità verso gli Mtf. La corsa, insomma, è aperta. Ma le "altre piattaforme" hanno messo la freccia e vanno per il sorpasso. Che questo sia un vantaggio per i loro azionisti è certo; che lo sia anche per l'economia nel suo complesso è tutto da dimostrare.

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