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Questo articolo è stato pubblicato il 25 agosto 2011 alle ore 16:02.

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Steve Jobs (Epa)Steve Jobs (Epa)

"Io credo che i giorni più luminosi e innovativi di Apple debbano ancora venire. E non vedo l'ora di guardare e contribuire al suo successo in un nuovo ruolo".

Nella lettera di commiato inviata da Steve Jobs al Cda e a tutta la comunità di Apple si può leggere l'ennesimo guanto di sfida che il leader carismatico della società di Cupertino lancia al mercato.

E i mercati in cui oggi Apple recita un ruolo di primo piano sono sostanzialmente tre: quello degli smartphone, quello dei tablet e quello dei tradizionali personal computer. Senza ovviamente dimenticare le apps e tutto ciò che la casa della Mela mette in campo sul fronte dell'entertainment digitale, a cominciare dai serivizi di iTunes (e relativa evoluzione in chiave cloud) per finire con la Apple Tv. L'uscita di scena di Jobs che impatti potrà avere nell'economia del business della compagnia, e sul valore del titolo in Borsa, nei mesi e negli anni a venire? Gli analisti, come da copione, hanno subito fatto a gara per delineare i possibili futuri scenari.

I commenti che arrivano dagli Usa a firma delle principali aziende finanziarie sono tutti o quasi benevoli circa il previsto cambio al timone. Dalla società di venture capitalist Ignition Partners hanno speso per esempio parole di elogio per Tim Cook - "è molto dotato, Apple avrà un grande successo sotto la sua guida" – mentre da Ubs osservano come la strategia a lungo termine già predisposta da Jobs sarà la base di partenza per il nuovo Ceo e per il resto del team per proseguire nella gestione assai fruttuosa degli ultimi anni.

E anche la flessione osservata dal titolo al momento dell'annucio non deve preoccupare gli azionisti: secondo gli analisti di JP Morgan il modello di Apple è stato "costruito per durare", l'azienda non avrà problemi nel mantenere la leadership nel settore tecnologico e la valutazione sui listini è ancora al rialzo, con un prezzo per azione di 525 dollari (oggi siamo sotto i 380 dollari) stimato entro la fine del 2012. In altre parole, le dimissioni di Jobs potrebbero costituire una spinta all'acquisto delle azioni di Apple e il calo del 7% del titolo verrà del tutto assorbito (con un'ulteriore spinta in avanti) in tempi brevi, un mese al massimo. Fiducia totale per il nuovo corso, quindi, anche in relazione alle capacità manageriali che vengono riconosciute a Cook e al fatto che, come recita la nota inviata da Morgan Stanley agli investitori, "la transizione della leadership di Apple era prevista, avviene nel momento giusto ed elimina l'incertezza sul passaggio del Ceo. Jobs, per carisma e intuizione, è insostituibile ma Apple passa nelle mani di un manager che Piper Jaffray ha definito essere il "candidato ideale" per prenderne il posto di comando.

Voci che arrivano invece da alcuni esponenti di banche di investimento asiatiche evidenziano possibili benefici dal cambio al vertice per due delle grandi rivali di Apple in campo smartphone (sul campo e nelle aule di tribunale), vale a dire Samsung e Htc. Entrambe sono ai ferri corti con la società californiana per la questione della violazione dei brevetti ed entrambe hanno visto il valore delle rispettive azioni crescere sui listini asiatici proprio in relazione alla diatriba legale in atto con Apple. Che, a propria volta, potrebbe aver già conosciuto il picco più alto della sua valorizzazione in Borsa e ora, anche in relazione alla dipartita di Jobs, non può che scendere. Importante, a detta degli esperti, sarà la tattica che Cook adotterà in particolare con Samsung, che va ricordato essere uno dei fornitori strategici della Mela per i componenti (memorie in primis) degli iPhone e degli iPad.

La sensazione è che l'erede di Jobs possa migliorare la qualità dei rapporti fra le due aziende nonostante la battaglia a colpi di ingiunzioni preliminari sia tutt'altro che finita. L'ultima, emessa ieri dal tribunale olandese dell'Aja accogliendo una nuova denuncia di Apple, va a bloccare (l'ordinanza sarà a tutti gli effetti in vigore dopo il 13 ottobre) la vendita degli smartphone a piattaforma Android Galaxy S, Galaxy S II e Ace di Samsung nei Paesi europei (Italia esclusa) per cui a Cupertino hanno completato la procedura di registrazione del brevetto, inerente alcune applicazioni rese disponibili dal sistema operativo di Google, oggetto di causa. Serve quindi capire se il nuovo Ceo continuerà a tenere una linea belligerante nei confronti del gigante coreano– anche i tablet Galaxy Tab sono stati oggetto di blocco, poi revocato (fatta eccezione per la Germania), in Europa – e di tutti i produttori partner di Google oppure se deciderà di contrastare l'ascesa inarrestabile di Android facendo leva sui nuovi prodotti (l'iPhone 5 è in rampa di lancio per fine settembre) e sulla forza del marchio. E capire anche se Apple si "accontenterà" di una fetta di mercato nei telefonini intelligenti nell'ordine del 25-30%, e cioè della quota di domanda detenuta negli Usa alla fine del secondo trimestre.

Per Cook le priorità in agenda sono tante. Riguardano ovviamente il debutto del mela fonino di quinta generazione e toccano da vicino il lancio dell'iPad 3: Apple nei tablet oggi gioca da dominatrice (con una quota di mercato nell'ordine del 75%) ma gli analisti sono concordi nel prevedere una regressione del suo ruolo di leader indiscussa al cospetto dell'avanzata delle tavolette equipaggiate con Android. Quale fetta di mercato potrà "permettersi" Apple in considerazione del fatto che entro il 2017 questo segmento potrebbe arrivare a superare una domanda di 250 milioni di unità? Quindi i computer: i MacBook sono un business che hanno dato parecchie soddisfazioni a Cupertino negli ultimi tempi – Apple è stabilmente nella top five di vendita su scala globale – e occorre verificare se l'effetto iPad continuerà ad essere benefico anche in futuro. Infine, ma forse è l'imperativo numero uno di Cook, c'è la questione "ecosistema", il vero valore aggiunto in campo mobile della Mela rispetto alla concorrenza: il pacchetto composto da terminali, software (sistema operativo) e i vari App Store, iTunes e ora iCloud ha segnato l'ultima striscia di successi firmati Steve Jobs. Ora tocca al suo erede garantire lunga vita al giocattolo costruito dall'ex Ceo.

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