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Questo articolo è stato pubblicato il 26 agosto 2011 alle ore 16:14.

Come ampiamente anticipato da media e addetti ai lavori, non c'è alcun accenno a nuovi piani di quantitative easing nel discorso del presidente della Fed. Bernanke intervenendo al summit dei banchieri centrali a Jackson Hole non ha tuttavia escluso interventi ricordando che la Fed ha una «gamma di strumenti» per stimolare la crescita e continuerà a valutarli nella riunione di settembre che sarà di due giorni e non di uno.
Chi ci sperava in una Fed interventista è quindi rimasto deluso. Per sostenere i mercati la banca centrale ha già messo in atto due sostanziose tranche di acquisti di titoli di stato: una da 1.700 miliardi di dollari tra il dicembre 2008 e il marzo 2010, e l'altra da 600 miliardi, terminata lo scorso giugno.
«Continueremo a monitorare l'outlook economico alla luce delle informazioni che arrivano man mano e siamo pronti a usare gli strumenti appropriati per promuovere una ripresa più solida in un contesto di stabilità dei prezzi» ha detto Bernanke. «La ripresa dalla crisi è stata meno robusta di quanto sperato» ha detto Bernanke. I fondamentali della crescita non sembrano «permanentemente alterati dagli shock degli ultimi quattro anni: ci votrrà del tempo ma ci attendiamo un ritorno a tassi di crescita e livelli di disoccupazione in linea con i fondamentali». La situazione - ha detto - dovrebbe migliorare nel secondo semestre. Bernanke ha dichiarato di ritenere che ci siano «le basi per la crescita» anche se persistono "rischi" sull'economia.
«Nonostante le grandi difficoltà che stiamo passando - ha aggiunto Bernanke - non mi aspetto nel lungo periodo che il potenziale della crescita possa essere inficiato dalla crisi e dalla recessione, se e sottolineo se, il nostro paese adotterà le misure necessarie a garantire tale risultato». La palla quindi passa al Congresso e al presidente Obama che ha recentemente annunciato una serie di misure a sostegno della crescita.
Nel discorso di Bernanke non sono mancati accenni alla recente battaglia politica sull'innalzamento del tetto del debito Usa e al conseguente declassamento ad opera di Standard & Poor's. «Eventi simili - ha detto Bernanke - in futuro potrebbero seriamente compromettere la disponibilità degli investitori di tutto il mondo a mantenere attività finanziarie americane o effettuare investimenti diretti a creare posti di lavoro in imprese statunitensi».
Il numero uno della Fed ha poi rassicurato sullo stato di salute delle banche americane. «Il sistema americano è in generale molto più sano e le banche sono capitalizzate in modo molto più sostanziale» ha detto. «La disponibilità di credito da parte delle banche è migliorata - ha detto Bernanke - anche se rimane limitata in categorie, come quella dei prestiti alle piccole aziende, che risentono di situazioni di bilancio ancora difficili da parte di chi chiede prestiti. Le imprese con accesso al mercato dei bond non hanno difficoltà nell'accedere a credito a termini vantaggiosi e cosa molto importante, la riforma strutturale del settore finanziario sta progredendo con sforzi ambiziosi, sia a livello nazionale che internazionale, per migliorare i livelli di capitalizzazione e liquidità delle banche, specie quelle di importanza sistemica».
Il presidente della Fed, Ben Bernanke ha infine espresso fiducia sulla possibilità dei paesi europei di risolvere i loro problemi di debito pubblico. «Sono fiducioso - ha detto - sul fatto che i nostri colleghi europei siano pienamente consapevoli di ciò che è in gioco e sui difficili problemi che devono affrontare oggi e che, nel tempo, si prenderanno tutte le misure necessarie e adeguate per far fronte in modo efficace e completamente».
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