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Questo articolo è stato pubblicato il 06 ottobre 2011 alle ore 08:06.
di Alessandro Merli
La Banca centrale europea si prepara a venire incontro alle difficoltà delle banche europee fornendo liquidità illimitata a un anno, come aveva fatto durante la crisi seguita al collasso di Lehman Brothers.
Appare invece sempre più incerta la possibilità di un taglio dei tassi d'interesse, che solo un paio di settimane fa veniva dato per sicuro dai mercati, nonostante anche i dati di ieri sul settore dei servizi mostrino che l'economia dell'area euro si sta avviando con ogni probabilità a una ricaduta in recessione a fine anno. Peserà quasi certamente sulla decisione della Bce, oggi a Berlino nella sua ultima riunione sotto la presidenza di Jean-Claude Trichet, che dal 1° novembre lascerà il posto a Mario Draghi, la risalita dell'inflazione al 3% a settembre. E questo nonostante tutte le previsioni, comprese quelle della stessa Bce, indichino che a partire dalla primavera prossima l'inflazione possa scendere rapidamente sotto il 2%.La riunione si svolgerà tra l'altro nella sede berlinese della Bundesbank e, accanto a Trichet, siederà oggi il presidente della Banca centrale tedesca, Jens Weidmann, il capofila dei "falchi" anti-inflazione nel consiglio Bce dopo le dimissioni di Jürgen Stark.
La volontà di evitare un'ulteriore spaccatura, dopo quella già verificatasi sull'acquisto dei titoli italiani e spagnoli, con una parte minoritaria ma consistente del consiglio, può essere un fattore che contribuirà a lasciare invariati i tassi. Questa è oggi l'aspettativa di molti osservatori di mercato, anche se qualcuno ritiene che la Bce potrebbe decretare un taglio di 25 punti base. I prezzi di mercato riflettevano fin quasi a fine settembre l'orientamento che in questa riunione la Bce avrebbe potuto annullare in solo colpo entrambi i rialzi decisi negli ultimi mesi per complessvi 50 punti base. Appare minoritaria fra gli economisti che seguono da vicino la Bce anche la posizione di chi ritiene che Trichet possa chiudere con un ribasso dei tassi, dopo aver riconosciuto nella riunione di settembre il cambiamento dello scenario economico, anche per non far ricadere questa responsabilità su Draghi al suo debutto.
Da settembre, i dati sull'economia puntano su una stagnazione o addirittura una crescita negativa nel terzo e quarto trimestre per molti Paesi dell'area euro. Stagnazione che ha ormai raggiunto varie aree dell'economia tedesca, finora la più robusta di Eurolandia. L'aumento temporaneo di inflazione e massa monetaria dovrebbe comunque prevalere nelle valutazioni del consiglio.
La Bce è del resto sempre attenta a tenere separata la politica monetaria dalle azioni "non standard" prese invece a favore della stabilità finanziaria. E queste dovrebbero comprendere, nella riunione di oggi, una riapertura delle operazioni di rifinanziamento delle banche a 12 mesi, per la prima volta dal dicembre 2009, e forse anche nuovi acquisti di covered bond delle banche, come avvenuto a cavallo del 2009 e del 2010, per venire incontro alle loro difficoltà di raccolta. Possibile anche un ribasso del tasso (oggi lo 0,75%) al quale la Bce remunera i depositi, nel tentativo (di incerta efficacia) di ridurne l'entità e indurre le banche a tornare a operare sull'interbancario
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