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Questo articolo è stato pubblicato il 10 ottobre 2011 alle ore 20:42.

Il Fondo europeo salva-Stati è arrivato all'incrocio più pericoloso. Tra i 17 stati dell'Eurozona chiamati a ratificare l'accordo dello scorso 21 luglio mancano solo Malta e Slovacchia (è necessario il consenso di tutti e 17 i Paesi) Il via libera de La Valletta è atteso in tarda serata, nessuna sgradita sorpresa dietro l'angolo.
Molto più insidioso l'appuntamento di domani, quando si dovrà esprimere il parlamento slovacco. A Bratislava l'incertezza è massima. Il leader di Libertà e Solidarietà, Richard Sulik, ha detto che voterà contro la ratifica degli accordi europei se non verranno soddisfatte alcune sue richieste.
La questione non è di poco conto, poiché Liberta e Solidarietà, partito di minoranza nella coalizione governativa di centro-destra guidata da Iveta Rudicova, dispone di 22 seggi decisivi per far approvare il rafforzamento del fondo salva-Stati. Senza l'apporto del partito di Sulik, la coalizione governativa non ha la maggioranza dell'assemblea parlamentare.
Il rafforzamento del fondo salva-Stati nei fatti rpotenzia da 250 a 440 miliardi le disponibilità finanziaria del fondo, a fronte di garanzie per complessivi 750 miliardi di euro di cui 7,7 miliardi in capo a Bratislava.
Sulik, per concedere il via libera, vuole innanzitutto che la Slovacchia possa esercitare il diritto di veto nel caso il fondo europeo salva stati dovesse erogare ulteriori prestiti di emergenza ai paesi in crisi. Poi, a partire dalla metà del 2013, quando il fondo diventerà un istituzione permanente, Bratislava vuole che venga riconosciuto ai 17 stati aderenti al fondo anche l'opzione di poterne uscire.
Un voto contrario del parlamento slovacco potrebbe avere pesanti ripercussioni in quanto bloccherebbe l'avvio delle nuova operatività del Fondo, che prevede anche l'acquisto di titoli di stato dei paesi dell'Eurozona sfiduciati dagli investitori, oltre alla partecipazione del Fondo al secondo piano di salvataggio della Grecia. A proposito di Atene, lo scorso anno la Slovacchia è stato l'unico paese dell'Eurozona che non ha fornito prestiti alla Grecia.
Non si esclude che l'opposizione di centro-sinistra, forte di 62 seggi su un totale di 150, possa soccorrere il governo se Libertà e Solidarietà dovesse confermare il suo "niet". Ma anche qui la strada é in salita, l'opposizione ha infatti vincolato il suo voto favorevole al cambiamento della coalizione di governo o ad elezioni anticipate.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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