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Questo articolo è stato pubblicato il 27 ottobre 2011 alle ore 17:33.

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È UniCredit, unica tra le grandi banche a non aver fatto un aumento di capitale nei mesi scorsi, che dovrà raccogliere la fetta più consistente dei 14,77 miliardi di euro indicati come fabbisogno complessivo del sistema creditizio italiano dalla European Banking Authority. Poco dopo la chiusura dei mercati, la società ha fatto sapere che, sulla base delle informazioni dell'Eba, avrebbe necessità di ulteriore capitale pari a 7,38 miliardi. Tanto serve alla società di Piazza Cordusio per raggiungere l'obiettivo di un Core Tier One (coefficiente che misura la solidità del patrimonio ndr.) del 9%, considerato la soglia di sicurezza per preservare le banche da eventuali tempeste finanziarie. «È una cifra che non ci sorprende» ha detto il numero uno Ghizzoni secondo cui si tratta di una cifra «gestibile».

«UniCredit - si legge in una nota - sta lavorando per individuare le azioni di capital management atte a raggiungere gli obiettivi del gruppo, che terranno conto delle indicazioni pervenute dall'Eba». La società rammenta che, tenendo conto dei Cashes (una sorta di obbligazioni subordinate che hanno la caratteristica di essere convertibili nelle azioni UniCredit ndr.) per il computo del Core Tier 1, il fabbisogno di capitale «si riduce a 4.396 milioni di euro».

Non dovrà rafforzare il proprio patrimonio invece Intesa Sanpaolo per cui l'Eba ha confermato l'adeguatezza del patrimonio anche grazie all'aumento di capitale da 5 miliardi varato lo scorso aprile. «Al 30 giugno 2011 - comunica la società - il Core Tier 1 ratio del gruppo era pari al 10,2%, valore che scenderebbe a circa il 10% applicando agli attivi ponderati per il rischio (RWA) alla stessa data l'incremento previsto dalla normativa CRD3, come richiesto dall'analisi dell'EBA.

Anche Banca Mps, che nei mesi scorsi ha varato un aumento da oltre due miliardi di euro, ha comunicato il rafforzamento di capitale richiesto dall'Eba. La cifra è 3,091 miliardi di euro. L'importo - ricorda l'istituto - non tiene comunque conto dei circa 318 milioni che arriveranno nelle casse dell'istituto a fine anno. Soldi che arrivano dalla conversione, da parte dell'azionista Fondazione Mps, delle obbligazioni del prestito Fresh (floating rate equity-linked subordinated hybrid) emesse nel 2003. Ci sono anche altre voci come il «computo del "Fresh 2008" nel capitale primario» (che vale circa 950 milioni) e «delle componenti positive della riserva available for sale (Afs)».

La cifrà che dovrà raccogliere Ubi Banca è invece pari a 1,48 miliardi di euro. La Banca si dice fiduciosa che, «grazie alla combinazione della riserva costituita dal prestito convertibile, del passaggio progressivo al modello advanced, dell'azione di deleveraging (riduzione della leva finanziaria ndr.) e di un coerente autofinanziamento» potrà essere «in grado di soddisfare il nuovo requisito di Core Tier 1 del 9% senza ricorrere al mercato».

In serata sono arrivati anche i numeri del fabbisogno del Banco Popolare, che a inizio anno ha varato un aumento di capitale da due miliardi di euro. Secondo le stime dell'Eba dovrebbe raccogliere ancora due miliardi 817 milioni di euro. Per ottenere i nuovo requisiti di Core Tier 1 la società ha comunicato che potrà modificare il regolamento del prestito obbligazionario convertibile.

Il fabbisogno di 14,77 miliardi di euro calcolata dall'Eba è frutto dei dati contabili riferiti a giugno 2011 tenendo conto delle variazioni di valore registrate dalle attività esposte verso il rischio sovrano. Le società interessate sono Unicredit, Intesa SanPaolo, Mps, Banco Popolare e Ubi Banca. «Questa quantificazione - spiega una nota di Bankitalia - è basata su stime preliminari e va considerata soltanto indicativa del fabbisogno di capitale. Il fabbisogno effettivo di capitale per coprire il buffer sarà comunicato dall'Eba in novembre sulla base dei dati definitivi riferiti al 30 settembre del 2011». Questo significa che l'esborso potrebbe essere maggiore. Gli istituti di credito sono infatti fortemente esposti in titoli di stato italiani che nei mesi estivi si sono pesantemente svalutati per effetto della tempesta finanziaria che ha colpito i debiti sovrani dei paesi periferici dell'Eurozona (Italia in primis).

Alle banche sarà allora richiesto di inviare entro la fine del 2011 alle rispettive Autorità di Vigilanza nazionali piani con precise indicazioni sulle azioni da intraprendere per raggiungere l'obiettivo di capitale. Tali piani dovranno essere approvati dalle Autorità di Vigilanza nazionali e discussi con l'Eba».

«Per raggiungere l'obiettivo, ci si attende che le banche limitino la distribuzione di dividendi e di bonus» prosegue la nota. Per rafforzare il capitale, «le banche dovrebbero, in prima istanza, utilizzare fonti di capitale privato; se necessario i governi nazionali fornirebbero sostegno e, qualora questo non fosse disponibile, la ricapitalizzazione sarebbe finanziata tramite un prestito del Fondo europeo per la stabilità finanziaria (FESF) per i paesi della zona euro» conclude la nota.

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