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Questo articolo è stato pubblicato il 18 novembre 2011 alle ore 08:01.

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Tensione alle stelle, ieri mattina, all'Agence France Trésor, che si occupa della gestione del debito pubblico. Era infatti in programma un'emissione sulla quale si erano accesi i riflettori per capire come avrebbe risposto il mercato in un momento in cui la Francia si trova nelle trincee di prima linea dell'Eurozona.

Questo livello di attenzione fino a poche settimane fa c'era solo per i titoli dei cosiddetti Paesi periferici, in particolare i due più grandi, Italia e Spagna. Ma anche per Parigi è arrivato il momento dei test. A maggior ragione in una giornata come quella di ieri, che si è aperta con un nuovo record dello spread Oat-Bund, appena sopra quota 200 punti (200,6 per l'esattezza).

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Alle 11,20 un sospiro di sollievo. Parigi è riuscita a piazzare il massimo dei volumi previsti: 6,976 miliardi su una forchetta annunciata di 6-7 miliardi. Con un buon tasso di copertura: dall'1,68 dei cinque anni al 3,87 dei due anni. Ma gli interessi sono saliti, di circa 50 punti. Quelli dei titoli a due anni (0,95 miliardi) sono passati dall'1,31% dell'emissione precedente, il 20 ottobre, all'1,85 per cento. Quelli a 4 anni (1,07 miliardi) dall'1,06% al 2,44 per cento. Quelli a 5 anni (4,95 miliardi) dal 2,31% al 2,82 per cento.

La Francia ha anche aggiudicato due pacchetti di obbligazioni indicizzate per un totale di poco superiore al miliardo, la prima a cinque anni sull'inflazione francese con un tasso passato dallo 0,73% all'1,78% e la seconda a dieci anni sull'inflazione europea con interessi saliti dall'1,48% al 2,32 per cento.

Certo, il pool di venti banche intermediarie aveva anticipato un esito di questo genere. Ma il risultato è stato comunque ritenuto positivo, tanto da far ritracciare lo spread nel pomeriggio intorno ai 175 punti (con i tassi francesi sui dieci anni al 3,6%). E da restituire un po' di serenità a France Trésor in vista dell'ultima emissione dell'anno, prevista per il 1° dicembre (l'ammontare non è ancora noto, ma dovrebbe essere piccolo visto che Parigi ha sostanzialmente completato il finanziamento 2011, pari a circa 185 miliardi).

«Diversamente da quanto avviene sul mercato secondario, più esposto alla speculazione sui tassi - ha commentato il ministro dell'Economia François Baroin - sul mercato primario le nostre operazioni di raccolta si svolgono in condizioni soddisfacenti. I tassi sono analoghi a quelli dell'aprile scorso. Non mi sembra quindi che ci sia un atteggiamento di sfiducia nei confronti della Francia».

Gli interessi sono in effetti sul livello di maggio-giugno. E anche il ministro dell'Industria Eric Besson invita a guardare i tassi piuttosto che lo spread: «Gli interessi sui titoli decennali sono analoghi a quelli d'inizio anno e inferiori a quelli di tre anni fa, quando eravamo sopra il 4% per cento».
Eliseo e Governo ribadiscono quindi che non ci sarà una terza manovra correttiva sul budget 2012. Tanto più, dicono ministri e portavoce, che ci sono 6 miliardi di cuscinetto ai quali si può mettere mano. E la finanziaria è basata su una previsione di tassi d'interesse sulle emissioni (circa 200 miliardi l'anno prossimo) del 3,7 per cento.

In questo scenario si sono inserite le parole pronunciate dal presidente Nicolas Sarkozy in occasione del terzo compleanno del Fondo strategico: operativo da fine 2008 ha già investito, direttamente o indirettamente, circa 6 miliardi in oltre 1.500 imprese ed è ora stato incaricato di orientarsi soprattutto sulle Pmi.

Sarkozy ha difeso la filiera nucleare - di grande attualità per l'accordo elettorale socialisti-verdi che prevede la chiusura di 24 centrali su 58 entro il 2025 con l'abbandono della lavorazione del combustibile Mox - e il sostegno pubblico all'industria, sparando a zero contro i fondi.

Il presidente ha annunciato di aver incontrato per due volte il presidente del gruppo automobilistico Psa, Philippe Varin, imponendo di fatto lo stop al taglio di circa 2mila dipendenti in Francia nel quadro del piano di ristrutturazione. In particolare Sarkozy ritiene inaccettabile il ridimensionamento delle attività di ricerca in Francia a favore di un rafforzamento all'estero, soprattutto Brasile (San Paolo) e Cina (Shanghai). Varin ha garantito che non ci sarà alcun licenziamento e che i 2mila addetti verranno tutti ricollocati.

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