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Questo articolo è stato pubblicato il 22 novembre 2011 alle ore 17:33.

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Le big bank si preparano alla fine dell'euro. E il mercato più liquido al mondo, quelle delle valute, fa gli stress test sul proprio sistema informatico. Il punto è capire se sia in grado di reggere all'onda d'urto che si abbatterebbe sul mercato con un disfacimento della valuta unica e il contestuale ingresso di 17 monete nazionali, quelle dei Paesi attualmente agganciati all'euro.

Lo ha annunciato alla Dow Jones una fonte vicina a Cls Bank, definita «la spina dorsale del mercato mondiale delle valute». E in effetti lo è, visto che si tratta del principale organismo al mondo che assicura la regolarità degli scambi di valute effettuate dalle piattaforme delle 63 banche globali consorziate (che con Cls effettuano il 70% dei trading valutari in 17 Paesi nel mondo). Cls Bank, per meglio capire di che cosa stiamo parlando, è supervisionata dalla Federal Reserve e da altre 23 banche centrali del mondo che consigliano agli intermediari valutari di utilizzare la piattaforma di compensazione di Cls, seppure l'adesione sia a partecipazione volontaria.

Insomma, che la stanza di compensazione più grande del mercato finanziario più grande al mondo (quelle delle valute con 4 trilioni di dollari di volumi al giorno) abbia avviato uno stress test per individuare se sarebbe pronta a fronteggiare un disfacimento dell'euro, non pare proprio una notizia confortante per l'Unione europea. Inoltre, ci sarebbero già dei rumor sui risultati di questi stress test. Una fonte vicina alla notizia - che preferisce restare anonima - indica che per implementare nuove valute europee sul sistema sarebbe necessario «almeno un anno».

Del resto, sulla possibilità che l'euro salti ci sono ormai anche dichiarazioni ufficiali. Venerdì scorso la banca giapponese Nomura ha definito «davvero reale» un crac della moneta pubblica avvertendo gli investitori a controllare tecnicismi legali sui bond in euro, fra cui se vi sono indicazioni se nel contratto è contemplata l'ipotesi di conversione in un'altra valuta.

Notizie poco confortanti arrivano anche dal mercato dei titoli di Stato dove oggi abbiamo assistito al testacoda della curva dei rendimenti con i titoli a breve scadenza pagare di più rispetto alle scadenze più lunghe. Nel dettaglio i BTp a 2 anni hanno superato la soglia del 7% mentre i "cugini" a 10 anni viaggiano intorno al 6,8%. Non vanno meglio le cose in Spagna che oggi ha assegnato bond a tre mesi al tasso record del 5%, addirittura peggiore delle ultime aste su questa scadenza di Grecia e Portogallo.

www.twitter.com/vitolops

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