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Questo articolo è stato pubblicato il 15 dicembre 2011 alle ore 17:37.

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Christian NoyerChristian Noyer

Attacco frontale del Governatore della Banca di Francia, Christian Noyer alle agenzie di rating, che definisce «irresponsabili e irrazionali», dopo che S&P ha minacciato di tagliare il rating di Parigi. «Un downgrade - dice Noyer a Le Telegramme - non mi sembra giustificato sulla base dei fondamentali economici». «Se proprio devono agire - aggiunge - allora comincino da un downgrade della Gran Bretagna, che ha un deficit maggiore, più debiti, una crescita più debole e dove i prestiti delle banche stanno collassando».

Numeri alla mano in effetti la Gran Bretagna non se la passa meglio della Francia. Con la crisi del 2008 infatti, Londra è stata costretta a pesanti salvataggi bancari. Questo ha fatto schizzare il deficit/Pil al 9% (peggio di Italia, Spagna e Portogallo). Anche la Francia ha un deficit più basso (pari al 6 per cento).

Nonostante questi conti non certo brillanti e una crescita modesta, i tassi di interesse sui titoli britannici sono comunque ai minimi storici. Il decennale britannico offre un rendimento poco sopra il 2%, ai livelli della solidissima Germania. I corrispondenti titoli francesi invece danno l'interesse del 3,19%. Un anno fa il differenziale era invertito con i tassi sul decennale britannico al 3,73% e quelli francesi al 3,37 per cento.

I rendimenti sui titoli britannici non sono giustificati dai fondamentali quindi ma dal fatto che la Gran Bretagna è fuori dall'euro. In questi mesi quindi ha potuto avvantaggiarsi del cosiddetto "flight to quality" in atto sul mercato dei titoli di stato. In sostanza gli investitori preoccupati per la crisi dei debiti hanno venduto i titoli dei paesi periferici dell'Eurozona (ma anche quelli della Francia) e acquistato titoli considerati più sicuri come il bund tedesco, i treasuries americani e, appunto, i gilt britannici.

Inoltre la Bank of England, a differenza della Bce di Draghi, ha varato consistenti piani di acquisti di titoli di stato. L'ultimo, da 275 miliardi di sterline, è stato confermato proprio al recente direttivo. In questo modo si è comportato da prestatore di ultima istanza. Ha fatto cioè capire al mercato che non ha problemi a stampare moneta e a garantire che il debito pubblico di sua Maestà sarà ripagato. Tutto l'opposto della Bce che invece non può stampare moneta, avendo come unico compito quello di tenere sotto controllo l'inflazione.

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