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Questo articolo è stato pubblicato il 04 gennaio 2012 alle ore 15:58.

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Draghi sceglie un non tedesco all'economiaDraghi sceglie un non tedesco all'economia

È stata una decisione "a sorpresa", che ha rischiato di scatenare "l'ira tedesca" (Financial Times) e indica "il declino" della "smisurata influenza" della Germania nella Bce (Wall Street Journal). La stampa economica internazionale sottolinea la svolta impressa dal neo-presidente Mario Draghi con la scelta di nominare un non tedesco come capo del dipartimento di economia della Banca centrale europea. Il posto chiave sarà affidato belga al Peter Praet, che è nato in Germania, parla tedesco, ma tedesco non è. La nomina fa parte di un rimpasto al vertice della Bce che potrebbe preludere a una linea "leggermente meno dura", azzarda il New York Times.

Draghi – scrive da Francoforte il Financial Times - ha rischiato di scatenare una "violenta reazione" tedesca consegnando il potente portafoglio economico della Banca a un non tedesco, per la prima volta nei suoi 13 anni di storia, come parte di "radicale rimpasto del management". Praet avrà il ruolo che prima era svolto dal tedesco Jürgen Stark, che si è dimesso in dicembre.

Il ministero delle Finanze tedesco premeva per Jörg Asmussen, che invece – precisa il Ft – ha chiesto le relazioni internazionali, un ruolo che Draghi ha ampliato con il compito di partecipare, al suo fianco, alle riunioni dei leader di governo e dei ministri delle Finanze dell'eurozona. La decisione "non sarà presa bene" avverte l'economista Ubs Martin Lück, citato dal Ft. "Sarà interpretata come una sorta di sconfitta della posizione tedesca e un ulteriore rafforzamento della coalizione franco-italiana nella Bce".

Per il quotidiano britannico la nomina di Praet segna un'ulteriore breccia tra la Bce e la Bundesbank, sulla quale era stata originariamente modellata. Anche se – prosegue il Ft - il rimpasto "è stato attentamente bilanciato". Praet "è nato in Germania, parla tedesco ed è stato tra coloro che alla Bce hanno spinto per la massima pressione sui governi dell'eurozona" per risolvere la crisi del debito. Si è guadagnato il rispetto dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmann. E anche il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble ha parlato di decisioni "equilibrate".

Secondo il Financial Times, sarebbe stato un passo ben più rischioso per Draghi dare il portafoglio al francese Benoit Coeuré, arrivato nel board della Bce dopo la partenza dell'italiano Lorenzo Bini Smaghi. Per il Ft, Coeuré aveva più argomenti di Asmussen per assumere il ruolo economico. E' fautore di un ampliamento dell'acquisto di bond da parte della Bce e dal 1.mo marzo sarà responsabile delle operazioni di mercato, fatto che "potrebbe dargli notevole influenza sulle azioni della Bce". Il rimpasto, osserva il Ft, "ha dato a Draghi la prima opportunità per affermare la propria autorità sul comitato esecutivo".

Per il Wall Street Journal, anche se il posto di capo economista è simbolicamente importante per la Germania, la formazione politica di Asmussen "appare più adatta agli affari internazionali". A differenza di Praet, che ha un dottorato in economia e ha lavorato come economista nel mondo accademico, nel settore privato e alla Banca centrale belga, Asmussen "non ha un PhD". "E' un buon compromesso", dice al Wsj l'economista Ing Carsten Brzeski.

"Eppure, la perdita del posto economico più alto indica che la smisurata influenza della Germania alla Bce è in declino". La Bce, ricorda il Wsj, è stata modellata sulla conservatrice Bundesbank, che per la sua rigida posizione anti-inflazione e la sua indipendenza dalle forze politiche si è vista riconoscere il merito di avere tutelato il boom postbellico del Paese.

"Avere un tedesco a capo dell'economia era considerato dai tedeschi come un'assicurazione che la Bce non si sarebbe allontanata troppo dalle sue radici", nota il Wsj, ricordando come le relazioni tra la Bce e la Germania siano diventate tese da quando, nel maggio 2010, la Bce ha cominciato ad acquistare bond di Paesi fragili dell'eurozona come la Grecia. Decisione criticata in Germania, dove alcuni affermano che la Bce ha ceduto alle pressioni politiche e si è allontanata dal suo obiettivo centrale di lottare contro l'inflazione. Alla fine - ricorda il Wsj - le divergenze hanno portato alle dimissioni del presidente della Bundesbank Axel Weber e di Jürgen Stark dal board esecutivo della Bce.

Il Wsj spiega che il rimpasto del management, approvato all'unanimità dal board esecutivo, avviene in un momento di cambiamenti al vertice della Bce. Draghi ha sostituito Jean-Claude Trichet due mesi fa e, all'inizio del 2012, Asmussen è succeduto a Stark, Coeuré a Bini-Smaghi. La Bce ha abbassato i tassi d'interesse alle prime due riunioni con Draghi come presidente, riportandola al minimo dell'1%, e – aggiunge il quotidiano - "gli economisti si aspettano ulteriori tagli dei tassi", mentre l'eurozona appare entrare in una "lieve recessione".

Nominando "inaspettatamente" il belga Praet come capo economista, scrive il New York Times, la Bce ha "rotto una tradizione in cui tedeschi dalla linea dura occupavano questo posto cruciale". La sua nomina "fa parte di un significativo rimpasto nel top management" che potrebbe portare a un approccio "leggermente meno duro" da parte dell'istituzione che ha "il controllo più duretto sulle sorti dell'euro". La scelta di Praet appare "un compromesso", scrive il Nyt, indicando che sia Asmussen che Coeuré ambivano al posto di capo economista. La persona che guida il dipartimento di economia "può svolgere un ruolo importante nello stabilire la politica monetaria" della Bce. Come la pensi Praet non si sa bene, ma secondo il quotidiano newyorchese, "probabilmente non sarà così militante sull'inflazione come lo erano i suoi predecessori".

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