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Questo articolo è stato pubblicato il 14 gennaio 2012 alle ore 09:28.

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Italia giù di due gradini a BBB+Italia giù di due gradini a BBB+

Taglio del rating di due gradini per Italia, Spagna e Portogallo. Nella giornata il cui Francia e Austria hanno perso la «tripla A», vale a dire il giudizio di massima affidabilità sui mercati, Standard & Poor's ha rivisto anche il giudizio sull'Italia, che scende da A a BBB+, lo stesso livello di affidabilità di Perù e Colombia, Irlanda, Russia e Kazakhstan. È la prima volta che il debito sovrano italiano perde la A.

Decisione severa, in parte attesa dal mercato, comunicata ufficialmente solo in tarda serata, alla chiusura di Wall Street, ma anticipata e data per certa fin dal pomeriggio da diversi fonti europee, siti on line, tv ed emittenti europee, tanto che l'andamento delle principali borse europee ne è risultato pesantemente penalizzato.

Una riforma per tagliare lo strapotere (di Alessandro Plateroti)

La lettura del comunicato di S&P's conferma che si tratta prima di tutto di una bocciatura dell'Eurozona. Un downgrading che mette in luce la debolezza della governance economica e al tempo stesso denuncia il ricorso a continue manovre di aggiustamento, senza che vi siano contemporaneamente azioni concrete per la crescita. In Italia è mutato il clima politico, non è accaduto però in Europa. E da noi pesano le incertezze sulla crescita.

Il Governo è stato informato del declassamento nel tardo pomeriggio. Mal comune mezzo gaudio? Dal punto di vista dell'agenzia statunitense, la decisione comunicata ieri sera è conseguente all'annuncio dello scorso 5 dicembre, quando l'Italia era stata posta sotto osservazione. Il rating «tripla B» indica per Standard & Poor's «un'adeguata capacità di rispettare gli impegni finanziari ma una certa suscettibilità alle condizioni economiche avverse e a mutamenti del quadro».

Colpisce il declassamento di due gradini del merito creditizio del nostro Paese, pur in presenza dell'ultima, consistente manovra correttiva, apprezzata dall'Europa e dall'Fmi. Il pareggio di bilancio è confermato al 2013, e si prevede che l'avanzo primario torni nel 2014 sopra il 5% del Pil, ma nel giudizio dell'agenzia statunitense ha pesato evidentemente un quadro macroeconomico che vede il Pil sprofondare a -0,5% (se andrà bene), elemento decisivo sulle prospettive di tenuta del sistema.

Le prospettive di medio periodo paiono dunque incerte e pesa il persistente livello dello spread tra il Btp e i Bund decennali, che oscilla da settimane attorno ai 500 punti base, ma con variazioni significative al ribasso, come accaduto due giorni fa con lo spread a 479 punti base sulla scia del pieno successo dell'asta dei Bot, collocati al 2,735% contro il 5,95% di un mese fa. Ieri ci siamo fermati a quota 488, con i rendimenti sui titoli a 3 anni scesi al 4,83% rispetto al 5,62% di fine dicembre. Notizie confortanti dai mercati, dunque, che evidentemente non vengono giudicati per ora significativi da chi deve valutare l'affidabilità del nostro debito sovrano nel medio periodo.

Può confortare la linea ufficiale concordata a livello globale che i giudizi delle agenzie di rating non vadano enfatizzati più di tanto, e la relazione del ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaüble va in questa direzione, ma ben si comprende la reazione di Nicolas Sarkozy che vede svanire la tripla A a tre mesi dalle elezioni. In ogni caso il pronunciamento di Standard & Poor's mette in evidenza che è proprio l'Europa e in particolare l'Eurozona nel mirino, come mostra la doppia scure di ieri: il declassamento del rating di diversi Paesi e lo stop al negoziato tra banche e Governo greco sul riscadenzamento del debito. L'Italia, da questo punto di vista, almeno i suoi «compiti a casa» li ha già fatti per quel che riguarda il contenimento del deficit. Ora è alle prese con i primi provvedimenti per rilanciare la crescita, a partire dalle liberalizzazioni e dalla riforma del mercato del lavoro, ma è evidente che solo una risposta eurpoea forte e condivisa può arrestare a questo punto la speculazione.
Tra i grandi si salva solo la Germania che mantiene il rating AAA insieme a Olanda e Lussemburgo. Se S&P ha abbassato il nostro rating a BBB+, Moody's è ferma ad A2 e Fitch a A+. Quanto all'outlook, è negativo per tutte e tre le agenzie.

Una riforma per tagliare lo strapotere (di Alessandro Plateroti)

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