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Questo articolo è stato pubblicato il 14 gennaio 2012 alle ore 10:32.
Un'Opa, tre aumenti di capitale e una fusione a quattro da chiudere entro i prossimi tre mesi. Il tutto per un controvalore complessivo di poco più di 1,5 miliardi, dei quali 1 miliardo a carico della sola Unipol. Sono queste, in cifre, le linee guida del maxi progetto di salvataggio della galassia Fondiaria Sai-Premafin promosso dalla holding di Bologna dopo che gli advisor hanno accantonato le offerte finanziarie e le proposte di Munich Re e Axa per rilevare pezzi di FonSai. Un piano i cui dettagli verranno definiti nei prossimi incontri tecnici, che si terranno a partire da lunedì con l'obiettivo di raggiungere l'intesa al più tardi per il 27 gennaio, ma sul quale mancano ancora il via libera di Isvap e Antitrust e l'esenzione d'Opa a cascata da parte di Consob. Sigilli che rappresentano una condizione sospensiva per il buon esito dell'accordo e sui quali si è già iniziato a lavorare. Tanto che si ipotizza di poter ottenere un orientamento di massima da parte degli uomini di Giuseppe Vegas già entro la prossima settimana. Il passaggio è particolarmente delicato poiché non è del tutto scontato. Meno problematico, invece, potrebbe essere l'ok Isvap mentre è tutto da definire il parere dell'Antitrust che, visto il colosso che emergerà dall'integrazione soprattutto come presenza sul ramo danni, potrebbe chiedere uno sforzo importante in termini di cessioni di asset al nuovo agglomerato. Uno sforzo che qualcuno teme possa essere paragonabile, come perimetro, a parte dell'attività di Milano Assicurazioni.
In attesa di sciogliere i dubbi, la struttura dell'operazione si fonda su un impegno di Unipol di almeno 1 miliardo al quale il gruppo farà fronte facendo ricorso a una ricapitalizzazione di pari valore. Per capire meglio come impiegherà questi denari bisogna partire dall'ingresso in Premafin. In particolare, la holding di Bologna acquisterà dalla famiglia Ligresti il pacchetto del 51,28% di Premafin per 76,9 milioni, pari a un prezzo per azione di 0,3656 euro. Valore che rappresenta un premio del 26% rispetto alla chiusura di Borsa del titolo alla vigilia dell'accordo. Va però sottolineato che dal 30 dicembre le azioni della holding sono balzate di oltre il 170%. Rispetto quindi alle recenti quotazioni la liquidazione dei Ligresti è certamente rotonda. Una liquidazione, peraltro, che farà scattare l'Opa sull'intera finanziaria per un esborso complessivo in capo a Unipol, in caso di adesione totale, di circa 150 milioni. In quest'ottica, va ricordato che l'azionariato di Premafin è sotto la lente di Consob per la presenza nel capitale di due trust che detengono il 20% della holding e che, quasi certamente, aderiranno all'offerta. A Opa conclusa, Unipol, dopo essersi fatta carica del debito di 322 milioni (potenzialmente rifinanziabile) avvierà le pratiche per lanciare un aumento di capitale da 260 milioni nella holding. Somma che servirà per sottoscrivere il 35% della ripatrimonializzazione da 750 milioni che verrà varata da Fondiaria Sai. Unipol, in realtà, si sarebbe resa disponibile a mettere qualche euro in più in caso di inoptato diffuso o di una risposta particolarmente debole del mercato. Allo stesso tempo, sarebbe pronta a valutare eventuali azioni di supporto da parte di soci terzi che si rendessero disponibili a partecipare all'aumento. Tra i potenziali candidati si guarda alle mosse di Clessidra che starebbe considerando l'opportunità di rientrare sul dossier.
A questo punto, Unipol sarebbe pronta a mettere a disposizione altri 600 milioni a favore di un aumento di capitale di Unipol Assicurazioni. Mossa propedeutica a dare il via alla fusione a quattro Unipol Assicurazioni, Fondiaria Sai, Milano Assicurazioni e Premafin. Un'integrazione dalla quale emergeranno due realtà quotate, ossia l'attuale Unipol Gruppo Finanziario, controllato da Finsoe, e Unipol Assicurazioni. Del portafoglio di Ugf farà parte anche Banca Unipol, sebbene separata dal resto degli asset. Riguardo all'impegno di Finsoe nell'operazione, evidentemente, per far fronte all'aumento di capitale di Unipol da 1 miliardo, dovrà mettere in cantiere a sua volta una ripatrimonializzazione nell'intorno dei 500 milioni, che verrà sostenuta dalle Coop.
All'interno del complesso schema altro tassello cruciale è la sistemazione delle pendenze a monte nella catena di controllo, ossia in Imco Sinergia, cassaforti di Salvatore Ligresti. Come detto la famiglia verrà liquidata con 77 milioni, più altri 14 milioni complessivi relativi al patto di non concorrenza per cinque anni. In tutto più o meno 91 milioni dei quali 30 milioni andranno a soddisfare immediatamente alcune delle banche creditrici, ossia UniCredit, Banco Popolare e General Electric, esposte per complessivi 330 milioni. Alla famiglia resteranno quindi 61 milioni che in qualche modo potrebbero essere utilizzati per rientrare sulla partita degli asset immobiliari.
Per rimborsare il debito contratto da Imco Sinergia si sta infatti studiando la creazione di una newco nella quale far confluire tutti gli asset immobiliari da far gestire poi a un fondo immobiliare. In corsa per guidare l'operazione ci sono Hines, IDea Fimit e la Sator immobiliare, con il primo, però, in pole position rispetto agli altri candidati. Il tema verrà affrontato nel corso di un prossimo summit convocato tra banche a edvisor, Lazard e Leonardo & co per il prossimo 19 gennaio. Va detto che a giugno scorso il patrimonio era stato valutato in 600 milioni. Somma che oggi potrebbe essere rivista prudenzialmente al ribasso ma comunque di un ammontare tale da soddisfare i debiti delle banche. Quel che avanzerebbe dalla liquidazione del fondo verrebbe poi versato ai Ligresti.
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