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Questo articolo è stato pubblicato il 19 gennaio 2012 alle ore 07:37.

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di Morya Longo
«Nient'altro che la verità, il credito, l'imparzialità». Dagong, l'agenzia di rating cinese, non lascia scanso ad equivoci: i voti che assegna in giro per il mondo – annuncia nella prima pagina del suo sito Internet – non sono altro che la verità.

Ma anche Kroll Bond Rating, agenzia di valutazione americana creata da una costola della famoso gruppo di investigazione, non scherza in quanto ai motti: «A differenza delle altre agenzie – spiega nel suo sito Internet – le nostre metodologie di valutazione si basano sulla filosofia dello scetticismo, su sofisticati modelli, sua una diligente attività di investigazione». Tanto di cappello, c'è veramente da fidarsi.
Ma messaggi simili si vedono un po' su tutte le home page delle innumerevoli agenzie di rating che sentenziano in giro per il mondo: anche la stessa Moody's, che si autodefinisce «una componente essenziale dei mercati globali», non lesina la modestia.

E non lo fa neppure A.M. Best, valutatore americano dedicato al settore assicurativo, che si presenta con questo motto: «I migliori rating e le migliori analisi». Peccato, però, che le «verità» di tutti questi valutatori siano tutte diverse le une dalle altre. E peccato soprattutto che troppe agenzie cadano nel "vizietto" di concedere rating un po' più benevoli al proprio Paese rispetto agli altri. Basta mettere a confronto le pagelle di alcune delle innumerevoli agenzie (se ne contano a decine in ogni parte del mondo, anche in Sud Africa e in Sud America) per capire cosa siano i rating: semplici opinioni. Tutte diverse.

Casa dolce casa
Dagong, l'agenzia di rating cinese, assegna per esempio una patriottica "Tripla A" alla Cina. Insomma: agli occhi degli analisti locali, la Repubblica Popolare è solida come una roccia. Tanto forte che più volte, in diversi comunicati stampa, Dagong ha confermato e stra-confermato quella "Tripla A". Ben meno forti sono invece gli Stati Uniti, che – secondo la verità degli analisti di Dagong – meritano una misera "A" con prospettive negative: si tratta di cinque gradini in meno. Ovvio, si dirà: gli Usa hanno un debito pari al 100% del Pil.
La stessa ovvietà, però, tanto ovvia non è per Moody's. L'americanissima agenzia di rating quotata a Wall Street sembra infatti restituire il favore alla concorrente cinese: secondo i suoi analisti sono gli Stati Uniti a meritare la "Tripla A" (seppur con prospettive «negative»), mentre la Repubblica Popolare si deve accontentare di una più modesta "Aa3". Cioè tre gradini sotto il paradiso.

Standard & Poor's, nonostante la nazionalità statunitense, ha avuto il coraggio di bocciare la madrepatria a "AA+". E già c'è chi, sui blog, la "bolla" come vicina ai Repubblicani. Ma comunque anche S&P non va oltre la "AA-" quando valuta la Cina.

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