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Questo articolo è stato pubblicato il 28 gennaio 2012 alle ore 10:09.

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La Grecia esclude di cedere all'Unione europea la sua sovranità di bilancio come contropartita in vista del nuovo piano di salvataggio che Berlino. Lo riferiscono fonti governative commentando la notizia riportata dal Financial Times secondo cui Berlino avrebbe richiesto un commissario con potere di veto sul budget. «C'é una nota informale che é stata presentata all'Eurogruppo» ha spiegato la fonte governativa greca ma Atene «ha escluso di accettare» perché si tratta di tematiche che «appartengono alla sovranità nazionale». Da parte sua il commissario Ue per gli affari economici e monetari Olli Rehn ha dichiarato che il governo greco «che risponde ai suoi cittadini e alle istituzioni, deve mantenere la piena responsabilità dei compiti» del potere esecutivo.

La polemica nasce dall'ipotesi di commissariamento indicata in un documento inviato dalla Germania agli altri governi dell'Eurozona. «In considerazione delle sue prestazioni deludenti finora raggiunti - si legge nella nota pubblicata dal Financial Times - la Grecia dovrà accettare una cessione di sovranità per un certo periodo di tempo». Questa limitazione della sovranità dovrebbe avvenire attraverso la nomina di un commissario Ue e con una modifica costituzionale da parte dello stesso Parlamento greco. Il commissario avrebbe il compito di «implementare il sistema di sorveglianza su tutti i capitoli della spesa pubblica del Paese ma soprattutto porre il veto qualora ci sia una decisione non in linea con i target di bilancio fissati dalla "troika" Ue-Bce-Fmi».

Il faro delle decisioni politiche di Atene - si legge ancora nel documento - deve essere la riduzione del debito. La Grecia in sostanza dovrebbe impegnarsi legalmente affinchè «le entrate dello stato vengano utilizzate in primo luogo a questo scopo. E solo in secondo luogo per il finanziamento della spesa corrente». L'obiettivo di questo nuovo commissario sarebbe quello di controllare che questo avvenga.

La Germania insomma vuole rafforzare il commissariamento già di fatto esercitato dai rappresentanti della "troika" Fmi-Ue-Bce che esercitano già una forte influenza sulle decisioni politiche del Paese. Ieri per esempio si è tenuto un incontro tra i membri della troika e il ministro del lavoro Giorgos Koutroumanis. A questi - scrive il quotidiano locale Ekathimerini - è stato chiesto senza mezzi termini di «congelare o ridurre i salari» andando sostanzialmente in deroga ai contratti collettivi di lavoro.

La notizia tuttavia ha sollevato una certa indignazione sia in Grecia che all'estero. Alexis Tsipras, capo del gruppo che riunisce ecologisti e sinistra radicale al parlamento greco, definisce l'ipotesi «un progetto di saccheggio del paese». Su Twitter il blog finanziario Zerohedge definisce l'operazione "Silent Anschluss" facendo un parallelo con la drammatica annessione dell'Austria da parte della Germania nazista del 1938. Usa parole altrettanto forti l'euroscettico britannico Nigel Farage che su Twitter scrive: «I piani tedeschi per colonizzare la Grecia sono inaccettabili. Se fossi un greco scenderei in piazza a protestare».

Intanto proseguono le difficili trattative, in corso da tre settimane, per trovare un accordo tra i creditori privati della Grecia e il governo, che porti a una cancellazione di una parte dei crediti così da ridurre il debito pubblico greco al 120% del Pil entro il 2020, al posto dell'attuale 160%.I creditori della Grecia e il governo sono «vicini» ad un accordo ma l'intesa ancora non c'è: «ci aspettiamo - si legge in una nota dell'Institute of International Finance che rappresenta i privati - di concludere la prossima settimana».

Tuttavia sono in molti a ritenere che, anche con un accordo sulla ristrutturazione del debito, la situazione di Atene possa restare in bilico. Il settimanale tedesco "Der Spiegel", citando nuove stime della "troika" Ue-Bce-Fmi, scrive che il salvataggio della Grecia costerà 15 miliardi di euro in più del previsto. Non basteranno quindi i previsti 130 miliardi di euro, ma bisognerà aggiungerne altri 15 per un totale di 145 miliardi di euro. I motivi di questo aumento dei fondi destinati al Paese ellenico vengono visti nel peggioramento della situazione economica greca. Secondo la troika, «non è ipotizzabile che il denaro mancante (i 15 miliardi di euro supplementari, ndr) possano essere raccolti solo tra i creditori privati».

Di un coinvolgimento dei "creditori pubblici" si era parlato nei giorni scorsi. In particolare era stata chiamata in causa la Bce che ha comprato 40 miliardi di euro di titoli greci come parte del securities markets programme, il piano di acquisto di titoli di stato (lo stesso adottato per sostenere l'Italia). Tali titoli garantiranno un cospicuo guadagno se la Grecia non farà default e verranno tenuti fino a scadenza, perché acquistati a prezzi molto contenuti. Dall'Eurotower tuttavia non vogliono sentir parlare di un loro coinvolgimento nella ristrutturazione. Il negoziato sullo swap del debito di Atene è con i creditori privati e la «Bce e l'eurosistema non sono soggetti privati» ha dichiarato l'esponente della Bce Joerg Asmussen.

«In pochi mesi la Grecia potrebbe essere fuori dall'Eurozona. Quindi, dopo qualche tempo potrebbe essere la volta del Portogallo» ha affermato l'economista Nouriel Roubini nel corso di un dibattito al World Economic Forum di Davos. Secondo Roubini, inoltre, «c'è una probabilitá del 50 per cento che nei prossimi 3-5 anni anche l'Eurozona possa andare a pezzi».

Twitter@24finanza

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