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Questo articolo è stato pubblicato il 18 febbraio 2012 alle ore 09:28.

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dal nostro inviato Rossella Bocciarelli
PARMA. La frenata dei prestiti alle famiglie e alle imprese è stata netta nel mese di gennaio 2012. Il tasso di crescita tendenziale è ancora in zona positiva ma è adesso al +1,6%, secondo l'ultimo outlook mensile dell'Abi discusso ieri alla riunione dell'esecutivo che si è tenuta a Bologna, prima che i banchieri prendessero la strada del Forex, il diciottesimo congresso degli operatori finanziari, iniziato ieri pomeriggio qui a Parma.
Sulla base delle prime stime le erogazioni a famiglie e imprese sono risultate pari, nel primo mese dell'anno, a 1.513 miliardi di euro: l'incremento rispetto a dodici mesi prima è pari, per l'appunto a+1,6% mentre a dicembre era stato del 3,6% , a fronte di una media dell'area dell'euro pari all'1,3%.

Se poi si guarda ad un altro aggregato, quello costituito dai prestiti al settore privato (che comprende, oltre alle famiglie e alle aziende, anche le assicurazioni i fondi pensione e le altre istituzioni finanziarie oltre al no-profit) si nota un rallentamento altrettanto netto: in questo caso, infatti, l'incremento tendenziale è oramai pari allo 0,6% e l'ammontare complessivo di questi prestiti è ora pari a 1.714 miliardi di euro, con un flusso netto di nuovi prestiti che in rapporto al mese di gennaio 2012, in tutto ammonta a 10 miliardi di euro.

A che cosa si deve questo ulteriore affievolimento dei flussi di credito all'economia? I banchieri non hanno dubbi: la responsabilità va attribuita soprattutto alla recessione. Anche il bollettino dell'Abi, infatti ricorda che già dalla fine del 2011 si è registrata una decelerazione delle dinamica dei finanziamenti al totale delle imprese (in dicembre il tendenziale è stato del 3,1% mentre ancora in ottobre la velocità di marcia era stata del 4,9% il mese prima). In particolare, vi si spiega, i finanziamenti bancari alle piccole imprese hanno segnato a novembre 2011 un tasso di crescita dello 0,5% (quello alle famiglie produttrici, aggregato nel quale rientrano anche molte imprese, è cresciuto nello stesso mese del 2,7%).
Poi l'outlook dell'Abi cita l'ultima Bank lending survey condotta in ambito Bce dalla quale risulta, tra le determinanti della richiesta di finanziamenti delle imprese che nell'ultimo scorcio del 2011 si è registrata una significativa diminuzione della domanda di finanziamento legata agli investimenti, mentre le richieste riguardano solo la ristrutturazione e il consolidamento del debito e la necessità di copertura del capitale circolante.

Il rapporto discusso ieri dai banchieri, peraltro, omette una parte importante dell'analisi dell'indagine che riguarda gli aspetti dell'offerta di credito, nella quale si segnala che in tutta Eurolandia - e anche in Italia nell'ultimo scorcio del 2011 per effetto dei problemi di funding delle banche - il grado di restrizione creditizia è aumentato.
Ma ieri, da Bologna, il presidente dell'Abi Giuseppe Mussari, ha tagliato corto sulle polemiche: «Non c'è destino diverso per banche e imprese in questa fase economica. La barca su cui viaggiano è la stessa. Questo è il presupposto. In secondo luogo, ovviamente c'è una minore domanda e c'è rispetto a questa minore domanda una minore crescita del credito, come si vede dai dati diffusi oggi dall'Abi», ha dichiarato. «Il che - ha proseguito - non significa che il credito sta diminuendo ma che aumenta di meno rispetto a quanto aumentava prima. Per quanto riguarda la liquidità delle Bce, è utile e necessaria a far sì che le banche possano onorare le scadenza che hanno in termini di obbligazioni wholesale, in un mercato totalmente chiuso. Senza questa liquidità, il rischio sarebbe stato di veder ridurre il credito».

Mussari ha poi rincarato la dose: «Auspico che questo Paese sia più orgoglioso delle sue banche. Stiamo attraversando le fase più difficile dal '45 a oggi e finora le banche non sono costate un centesimo alla collettività», ha affermato. E ancora: «Nel 2008 la moratoria è costata alle banche 15 miliardi di liquidità, ciononostante ci apprestiamo a farne un'altra. Riproporla oggi con la situazione che c'è sulla liquidità dimostra qual è lo spirito delle banche nei confronti del Paese».

Anche il presidente della Piccola industria di Confindustria, Vincenzo Boccia, del resto, si attende possa essere concluso a breve un nuovo accordo tra associazioni di banche e imprese per la moratoria sui debiti. «È una delle ipotesi su cui si sta lavorando e confidiamo possa essere lanciata a brevissimo» ha confermato ieri.

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