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Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2012 alle ore 15:21.

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Crescono le adesioni al piano di ristrutturazione del debito greco: è salita infatti al 58% la quota dei titoli di Stato ellenici che verranno scambiati nell'operazione di swap. Lo scrive Bloomberg, spiegando che anche la gran parte dei fondi pensione greci hanno deciso di partecipare, accanto a oltre trenta grandi istituti (Ageas, Allianz, Alpha Bank, AXA, Banque Postale, BBVA, BNP Paribas, CNP Assurances, Commerzbank, Credit Agricole, Credit Foncier, DekaBank, Deutsche Bank, Dexia, Emporiki Bank of Greece, Eurobank EFG, Banca Generali, Greylock Capital Management, Groupama, HSBC, ING, Intesa San Paolo, KBC, Marfin Popular Bank, Metlife, National Bank of Greece, Piraeus Bank, Royal Bank of Scotland, Société Générale e Unicredit).

Cinque fondi pensione non intendono aderire
Nonostante le rassicurazioni della Commissione europea, la questione greca deve fare i conti anche con alcuni intoppi: cinque fondi pensione greci hanno fatto sapere che non intendono aderire alla procedura di scambio di titoli di Stato, che si chiuderà domani. I fondi in questione detengono un volume complessivo di titoli limitato all'1% del totale, ma la questione potrebbe contribuire a rinfocolare un clima non proprio sereno tra alcuni partner europei (tra questi fondi vi è anche quello della polizia ellenica, oltre che quello dei giornalisti). In Germania il taboid popolare Bild si è schierato apertamente contro l'operazione, che punta alla rinuncia volontaria dei creditori privati a una parte consistente del valore dei bond, con l'obiettivo di alleggerire il debito pubblico greco di oltre 100 miliardi di euro (tassello necessario allo sblocco da parte dell'Eurogruppo del nuovo piano di aiuti da 130 miliardi di euro, senza i quali Atene finirebbe in una bancarotta incontrollata).

Nuovi record per i rendimenti dei bond
Oggi il rendimento dei titoli di Stato greci ha segnato nuovi record, con il tasso del biennale schizzato per la prima volta sopra il 250% e quello del decennale che ha superato la soglia del 40 per cento. Nonostante ciò dall'Unione europea sono giunte rassicurazioni: il vicepresidente della Commissione, Olli Rehn, ha affermato che lo scambio dovrebbe svolgersi senza scossoni. E questo, ha affermato Rehn al quotidiano francese Le Figaro, perché «l'operazione resta interessante da un punto di vista finanziario per il settore privato». Se le adesioni dovessero superare il 90% tutto dovrebbe andare per il meglio. Se dovessero risultare inferiori, ipotesi considerata probabile, la questione sarà più complessa, perché Atene potrà sfruttare delle nuove clausole di ristrutturazione forzosa del debito che il ministro delle Finanze ha già fatto sapere di esser pronto ad attivare. Quali potrebbero essere le conseguenze? Leggilo in questo articolo.

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