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Questo articolo è stato pubblicato il 13 marzo 2012 alle ore 14:03.

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Lo spread tra BTp e Bund (nel confronto tra le scadenze a 10 anni) veleggia poco oltre la soglia dei 300 punti. Con i tassi dei BTp decennali abbondantemente sotto il 5% (intorno al 4,9%) la situazione per la sostenibilità del debito pubblico italiano è nettamente migliorata rispetto al quadro drammatico dello scorso novembre/dicembre (spread vicino a 600 punti e tassi oltre l'8%).

Ciò detto, chi ha puntato sui titoli di Stato italiani nel momento più critico oggi può sorridere perché - col senno del poi - porterebbe a casa qualora vendesse oggi gli stessi titoli un guadagno secco anche superiore al 15% (a seconda delle scadenze e della tipologia di titolo).

Quale è invece lo scenario che si dipana adesso sui titoli di Stato? Ai tassi (e ai prezzi che si muovono in direzione opposta) attuali lo spread sta via via perdendo quell'etichetta di termometro del rischio sulla tenuta del Paese Italia che gli è stata affibbiata negli ultimi mesi. Con il quadro in miglioramento lo spread è tornato alla sua (meno allarmante) vecchia funzione: dare la dimensione di quanto può risultare conveniente puntare su alcuni titoli piuttosto che su altri assumendosi qualche rischio (seppur calcolato) in più.

C'è ancora spazio sulla curva lunga
Tornando ai BTp, sono ancora attraenti offrendo un 4,9% a 10 anni? «Il differenziale di rendimento tra titoli decennali italiani e tedeschi era a 170 punti base prima dell'inizio della crisi del nostro debito, a luglio scorso. Questo valore è l'obiettivo cui il rapporto fra i rendimenti delle emissioni a 10 anni dei due Paesi può tendere, nell'arco dei prossimi 12 mesi. L'attuale livello di differenziale potrebbe risultare essere ancora un'ottima opportunità d'investimento - spiega Angelo Drusiani di Banca Albertini Syz -. Il principale rischio che potrebbe vanificare questa aspettativa è la situazione politica italiana. Se la classe politica eletta in Parlamento sosterrà ancora la strategia dell'esecutivo, l'obiettivo dei 170 punti di differenziale è raggiungibile. Viceversa, se il Parlamento farà la voce grossa contro il Governo, lo stesso differenziale potrebbe risalire vistosamente».

Per Sergio Capaldi, dell'Ufficio Studi di Intesa Sanpaolo «c'è ancora del valore sulla nostra curva sulle scadenze medio lunghe. I dati migliori delle attese in Germania potrebbero indicare una recessione meno severa per tutta l'area euro. Se questo è il caso anche l'Italia ne beneficerà.
Come target per lo spread abbiamo una previsione di 270 punti base a 3 mesi» (guarda la tabella sulle previsioni dei rendimenti).

Lo spread è fatto dal mercato, spiega Nicolò Nunziata di Jc&Associati. «In molte occasioni migliora o peggiora molto prima rispetto al rating. Come dire che il mercato anticipa la "promessa" di un miglioramento da parte del Governo Monti, che ha garantito discontinuità rispetto alla gestione politica precedente. Secondo me sotto 200/250 di spread sul 10 anni è difficile che si vada, Perché il Paese non cresce, nel 2012 decrescerà, e c'è comunque un settore pubblico, includendo la politica, troppo pesante e inefficiente.

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