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Questo articolo è stato pubblicato il 27 marzo 2012 alle ore 08:07.

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Il Nasdaq, il listino americano dei titoli tecnologici, ieri ha guadagnato l'1,78% superando i 3.100 punti per la prima volta dal novembre del 2000: anno passato alla storia per la grande bolla speculativa di Internet. Wall Street, in rialzo ieri dell'1,39%, ha aggiornato il record dal maggio 2008: prima del crack di Lehman Brothers.

Le Borse europee, ieri in rialzo mediamente dello 0,57% con punte dell'1,20% per Francoforte o dello 0,81% per Milano, sono ancora sotto i massimi. Ma comunque rispetto ai minimi toccati lo scorso settembre hanno recuperato il 27%. Se le Borse fossero lo specchio del mondo, sarebbe lecito pensarlo: la crisi è finita.

Invece l'economia frena ovunque, il tasso di disoccupazione resta troppo elevato (dal 23% spagnolo al 9,20% italiano, all'8,3% Usa), i debiti pubblici e privati restano una zavorra. Se le Borse continuano a correre, quasi scollate dalla realtà economica, il motivo va dunque cercato altrove: gli investitori sono sovra-eccitati da una politica monetaria super-accomodante.

A gennaio-febbraio il carburante principale l'ha fornito la Bce, erogando mille miliardi di euro alle banche europee. E l'ennesima riprova che gli investitori non aspettano altro è arrivata ieri: tutti i listini hanno accelerato il passo quando il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, ha lasciato intendere che potrebbe tornare a stampare denaro con la terza edizione del cosiddetto quantitative easing. Questo, unito a un'apertura della Germania al potenziamento dei fondi salva-Stati europei, ha dato la spinta alle Borse.

Le Borse e l'apertura tedesca
La giornata di ieri è dunque emblematica per capire come si muovano le Borse. La seduta era iniziata male. I listini europei, durante la mattina, erano tutti in frenata per i crescenti timori sulla Spagna: un Paese con poco debito pubblico (72% del Pil), ma con un deficit fuori controllo (8,5% nel 2011), con 17 regioni che "succhiano" il 57% della spesa pubblica, con un tasso di disoccupazione al 23%, con un giovane su due senza lavoro, con un'economia troppo dipendente dal mercato immobiliare (i mutui corrispondono al 40% del Pil), con un sistema bancario sempre più zavorrato dalle sofferenze. Poco aveva giovato, alle Borse, il positivo indice Ifo (termometro della fiducia delle imprese tedesche): fino all'ora di pranzo l'Europa viaggiava sotto o intorno la parità.

Poi, però, le Borse hanno invertito la rotta. Prima perché il cancelliere tedesco, Angela Merkel, si è detta disponibile – per la prima volta – a un compromesso sul rafforzamento dei due fondi salva-Stati: ha infatti dichiarato che i due fondi, per un certo lasso di tempo, potrebbero «funzionare in parallelo». In realtà non ha usato parole chiare, lasciando gli economisti nel dubbio su come interpretarle: non si capisce se ai 500 miliardi del nuovo fondo Esm si potranno affiancare per un tempo determinato tutti i 440 del "vecchio" Esfs (dei quali 200 già usati), oppure se la Cancelliera Merkel sia favorevole semplicemente a sommare i 500 miliardi dell'Esm ai 200 già utilizzati per Grecia, Portogallo e Irlanda. La questione non è di lana caprina, dato che la differenza tra le due versioni è di centinaia di miliardi. Ma solo il fatto che Merkel abbia aperto uno spiraglio è stato giudicato positivamente. Questo ha frenato la discesa dei listini.

Effetto Bernanke sui listini
Ma la vera inversione di marcia è arrivata dopo pranzo, quando ha parlato Ben Bernanke. Il presidente della Fed ha detto che la crescita economica negli Usa resta bassa e che questo penalizza l'occupazione. Il tasso dei senza lavoro negli Usa è calato dal 9,1% della scorsa estate all'8,3%, ma questo non basta: Bernanke, quindi, ha lasciato intendere che la politica della Fed resterà accomodante (già aveva promesso tassi a zero fino al 2014). Questo ha rinvigorito le speranze su un nuovo quantitative easing: quella politica, già realizzata due volte dalla Fed, che consiste nell'acquisto di titoli di Stato (o altro) immettendo liquidità sul mercato.

Sono bastate queste velate parole, che hanno fatto sognare il denaro facile, per far balzare in avanti tutte le Borse: Piazza Affari, per fare un solo esempio, in meno di 20 minuti dopo queste parole ha guadagnato lo 0,7%. Sembra paradossale, ma il fatto che Bernanke abbia ricordato che l'economia cresce troppo poco (nonostante gli ultimi dati positivi oltreoceano) ha galvanizzato le Borse: come se, ormai, gli investitori non aspettino altro che denaro facile. L'entusiasmo si vede chiaramente sui mercati. Le Borse europee hanno chiuso tutte (tranne quella di Madrid) positive: Londra +0,82%, Parigi +0,74%, Francoforte +1,20%, Milano +0,81%. Rispetto al minimo di giornata, Piazza Affari ha recuperato l'1,13%. In recupero anche i titoli di Stato, con lo spread tra BTp e Bund sceso da 118 a 108 punti base.

m.longo@ilsole24ore.com

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