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Questo articolo è stato pubblicato il 16 aprile 2012 alle ore 13:06.
Francia sotto stress. A una settimana dalle elezioni presidenziali i rendimenti dei titoli di Stato di Parigi sono balzati al 2,9% (nella scadenza a 10 anni). Lo spread tra gli Oat francesi e il Bund tedesco è salito a 130 punti base. E i cds, una sorta di polizze assicurative che coprono dal fallimento del Paese, sono saliti a quota 187, decisamente più in alto dei 150 punti del 19 marzo.
Insomma, l'inasprimento delle tensioni sui debiti sovrani europei, con la Spagna nuovo epicentro (dalle parti di Madrid lo spread viaggia a 440, il rendimento dei Bonos decennali oltre il 6% e i cds che coprono dal rischio fallimento della Spagna sono balzati oggi al record storico di 521 punti) impatta anche sulla seconda economia dell'Eurozona che paga così lo scotto di un mercato obbligazionario nervoso, quando non in balìa della speculazione.
Economia che a gennaio è uscita dal club della Tripla A (confronto dei rating sovrani) e che deve fare i conti con un rapporto deficit/Pil al 5,2% (decisamente al di là dei parametri di Maastricht) un tasso di disoccupazione stimato al 9,7% (dal 9,4% di fine 2011) in aggiunta a problemi strutturali sulla rigidità del mercato del lavoro. Argomento strettamente connesso a un sistema di welfare considerato troppo generoso (nel 2010 la spesa pubblica era pari circa al 57% del Pil rispetto al 51% della Gran Bretagna ed il 48% della Germania).
Anche per questo motivo i quotidiani transalpini hanno recentemente evidenziato un certo malcontento dei francesi sulla gestione politica tanto che in alcuni articoli è trapelata una sorta di invidia per gli italiani guidati dal premier tecnico Mario Monti.
A ciò va aggiunto che l'economia francese ha sì evitato la recessione nel primo trimestre 2012 ma ha sfoggiato una crescita pari a zero. E mentre Nicolas Sarkozy e il suo principale rivale, il socialista Francois Hollande, si confrontano su questi temi i mercati spingono in alto l'asticella del rendimento dei titoli di Stato, nello stesso momento in cui posizionano sui minimi di tutti i tempi i rendimenti dei titoli della vicina Germania (la prima locomotiva dell'Eurozona) con il Bund a 10 anni scivolato all'1,638%. Mai così in basso nella storia.
Anche questo è un segnale che Parigi - per quanto i rendimenti degli Oat a 10 anni si attestino, nel confronto complessivo, su soglie non allarmanti (in linea con quelli dei BTp prima che scoppiasse a luglio la crisi dei debiti sovrani) - non è del tutto immune da questa nuova corsa al contagio della periferia dell'Eurozona. Al pari delle big bank francesi che nelle ultime sedute hanno praticamente azzerato i guadagni messi a segno nei primi due mesi dell'anno (come le banche italiane) e che nel confronto a un anno viaggiano con ribassi a doppia cifra. Dal -43% di Bnp Paribas (la prima con una capitalizzazione da quasi 37 miliardi di euro) al 61% di Société Génerale (la seconda con un valore di Borsa di 14 miliardi). La terza big, Credit Agricole ha bruciato il 66% negli ultimi 12 mesi, contemplando anche il -10% archiviato in questo primo scorcio dell'anno (l'andamento delle banche francesi nell'ultimo anno).
Il fardello del contagio, grande o piccolo che sia, rischia di pesare sulle scelte del nuovo capo dell'Eliseo. A tal proposito gli ultimi sondaggi suscitano preoccupazioni a destra: la maggior parte vede il presidente Sarkozy superato al primo turno dal candidato socialista e tutti lo danno per sconfitto all'eventuale ballottaggio del 6 maggio.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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