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Questo articolo è stato pubblicato il 29 aprile 2012 alle ore 17:58.

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C'è voluta la denuncia di Amber capital, un fondo americano piccolo azionista di Fondiaria-Sai a scoperchiare quel Vaso di Pandora che era il sistema Ligresti. Soldi, centinaia di milioni di euro che da anni uscivano dalle società quotate controllate dai Ligresti a favore delle società della famiglia, a monte della galassia dell'ingegnere siciliano.

Da giorni la Procura milanese ha stretto d'assedio i Ligresti. Prima con la richiesta di fallimento delle due holding dei Ligresti, Sinergia e Imco. Poi con l'accusa di aggiotaggio sui titoli Premafin e con il sequestro di un 20% delle azioni Premafin detenute da due trust off shore che secondo la Procura erano di fatto riconducibili agli stessi Ligresti.

L'altro ieri ci sono state ancora perquisizioni nelle sedi di Sinergia e Imco. Per il Pm Luigi Orsi le due holding potrebbero essere state insolventi già dal 2010. È dall'inchiesta sull'aggiotaggio Premafin - con indagati Salvatore Ligresti e il professionista monegasco Giancarlo de Filippo - che è scaturita la richiesta di fallimento di Sinergia e Imco, gravate da 400 milioni di debiti e bisognose di circa 50 milioni di liquidità. Il fallimento sarà discusso il 2 maggio ma si sta studiando un piano di salvataggio ex articolo 182 bis con le banche. Resta l'accusa grave, quella dell'insolvenza tenuta di fatto nascosta, secondo il Pm Orsi, almeno dal 2010. Quando ancora la stella dei Ligresti sembrava brillare.

I guai di Sinergia
E in effetti dai bilanci del 2010 che Il Sole 24 Ore ha consultato nulla faceva presagire il peggio. Anzi. Quell'anno i conti di Sinergia mostrano un exploit dell'utile. Salito a ben 44,8 milioni di euro dopo un biennio in rosso, il 2009 e il 2008, per 20 milioni in ambedue gli anni.
Un 2010 alla riscossa quindi. Ma l'utile di per sé non deve ingannare. I problemi Sinergia li ha sul fronte del debito che resta elevato. Tra debiti a breve e a lungo Sinergia deve a fine 2010 alle banche 318 milioni di euro. Gran parte di quei debiti sono contratti con pegni sulle azioni della stessa Premafin.

Tutte le azioni Premafin in pegno alle banche già nel 2010
Nel 2010 la cifra è impressionante. A garanzia dei prestiti bancari sono a pegno 81,8 milioni di titoli Premafin per un valore di bilancio in Sinergia di 116 milioni di euro, cioè 1,41 euro per azione. Sono praticamente tutte le azioni Premafin possedute da Sinergia dato che la holding ne detiene per 82,9 milioni. E sempre per i Ligresti quei titoli Premafin valgono 1,41 euro. Peccato che a fine dicembre 2010 quei titoli valgano in Borsa poco più della metà cioè 0,77 euro. Tanto che la stessa Sinergia scrive nel bilancio che c'è una perdita potenziale di 54 milioni di euro sui titoli Premafin che vengono scritti a bilancio per un valore di 117 milioni. E siamo solo all'inizio della lunga discesa del titolo. Basti pensare che oggi il titolo Premafin vale solo poco più di 20 centesimi.

Il crollo del valore dei titoli Premafin
Che cosa vuol dire tutto ciò? Che per Sinergia già nel 2010 era essenziale che i titoli Premafin non perdessero ulteriore valore perché tutti i titoli erano stati dati in pegno alle banche. E se il valore scende in modo duraturo le banche chiedono o il rientro dei prestiti, cosa che avrebbe mandato gambe all'aria la società o il reintegro delle garanzie. Un fatto materialmente impossibile perché già tutti i titoli della famiglia, cioè quegli oltre 80 milioni e più di pezzi erano stati dati in garanzia alle banche. Ecco perché il Pm Luigi Orsi individua nella manipolazione del titolo Premafin e quindi nell'accusa di aggiotaggio a Salvatore Ligresti il movente. Tenere più alti possibili i valori Premafin era vitale per mantenere in piedi Sinergia e i suoi 318 milioni di debiti.

Performance di Borsa singolare
Del resto è singolare che il titolo Premafin almeno dall'autunno del 2008 sia sempre sopra l'andamento del titolo FonSai che è di fatto l'asset principale di Premafin. Se scende FonSai, Premafin dovrebbe seguirne le sorti. Ma non è così. Tanto che la stessa Consob ha mostrato che tra il 2009 e il 2010 erano proprio i due trust esteri che la Procura fa risalire ai Ligresti a movimentare il titolo Premafin. Un modo forse l'unico per evitare di fallire già nel lontano 2010, come la Procura sostiene oggi.

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