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Questo articolo è stato pubblicato il 10 maggio 2012 alle ore 08:14.

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dal nostro inviato Cesare Peruzzi
SIENA. È una burrasca senza precedenti per Banca Mps e il sistema di potere che dalle istituzioni del territorio, attraverso la Fondazione Monte dei Paschi, arriva fino a Rocca Salimbeni, sede del terzo gruppo creditizio nazionale. In città non si erano ancora spente le polemiche per la puntata televisiva di Report, che domenica sera ha presentato un ritratto impietoso (e per molti aspetti ingeneroso) di Siena e della galassia Montepaschi, quando ieri mettina è scattato il blitz della Procura della Repubblica locale che sta indagando sia sulle manovre finanziarie che nel 2008 consentirono a Banca Mps di acquistare Antonveneta, sia sull'anomalo (al ribasso e al rialzo) andamento del titolo Mps lo scorso gennaio.

Il nucleo operativo della Guardia di Finanza di Roma, coordinato dal sostituto procuratore senese Antonino Nastasi, ha impegnato ben 150 uomini in 39 tra perquisizioni e acquisizione di documenti non solo negli uffici del gruppo bancario a Firenze, Roma, Milano, Mantova, Padova e naturalmente Siena, dove una cinquantina di finanzieri e lo stesso magistrato hanno passato la giornata nel quartier generale di Rocca Salimbeni.

Il server che comanda i computer della direzione generale, a Siena, è stato bloccato e gli investigatori hanno fatto visita anche a Comune e Provincia (per recuperare alcuni atti amministrativi e documenti) e nelle abitazioni private del presidente e del provveditore della Fondazione Mps, Gabriello Mancini e Claudio Pieri, dell'ex dg Marco Parlangeli e in quelle di Antonio Vigni, allora direttore generale della banca, in casa e nello studio professionale dell'ex presidente Giuseppe Mussari, attuale leader dell'Abi.

Tra gli indagati, che sarebbero quattro, non figurerebbero nè Mussari nè Mancini.
Il blitz della Guardia di Finanza però non si è limitato al sistema-Montepaschi. Oltre ad alcuni studi legali, anche le sedi centrali di Mediobanca, Intesa Sanpaolo e, secondo fonti di agenzia, gli uffici milanesi di Jp Morgan, Credit Suisse, Deutsche Bank e Goldman Sachs, sono stati visitati alla ricerca di documenti. L'ipotesi di reato, come spiega una nota della Procura di Siena, parla di «manipolazione del mercato e ostacolo alle funzioni delle autorità di vigilanza, in relazione alle operazioni finanziarie di reperimento delle risorse necessarie all'acquisto di Antonveneta e ai finanziamenti in essere a favore della Fondazione Mps».

Il numero uno attuale di Banca Mps, Alessandro Profumo, e l'amministratore delegato Fabrizio Viola, entrambi appena arrivati al timone del gruppo di Rocca Salimbeni, ieri hanno seguito in prima persona le operazioni di perquisizione dei finanzieri, a Siena. «La Banca - dice ufficialmente il Monte - assicura come sempre la massima collaborazione e ribadisce la propria fiducia nella magistratura». Stesso tenore di dichiarazioni dalla Fondazione che ribadisce di «aver agito nel piano rispetto delle norme e con la massima trasparenza in tutte le operazioni finanziarie». Al coro si uniscono anche Comune e Provincia. Tutti a chiedere di far chiarezza.

Nel merito, l'indagine punta dritta sul prestito Fresh del 2008 di Banca Mps da 1 miliardo: bond ibrido, di durata perpetua, rimborsabile solo con azioni Montepaschi allo scattare di una determinata soglia di prezzo in Borsa (sopra i 5 euro). Tutte le azioni emesse al servizio del prestito, equivalente a un vero e proprio aumento di capitale ai fini del patrimonio di vigilanza, furono comprate da Jp Morgan, anche se il rischio di credito è rimasto in campo al Montepaschi e il bond fu emesso fiduciariamente dalla filiale lussemburghese di Bank of New York.
Di quel Fresh, la Fondazione Mps acquistò titoli per 490 milioni, attraverso Credit Suisse (300 milioni) e Mediobanca (190) milioni, perchè non voleva diluire il 56% di Rocca Salimbeni in portafoglio.

Per lo stesso motivo, sempre nella primavera del 2008, sottoscrisse pro quota (3 miliardi) l'aumento di capitale della banca da 5 miliardi, finalizzato all'acquisto di Antonveneta, costato 9 miliardi cash, finiti nelle casse del Santander che in pochi realizzò una plusvalenza di circa 3 miliardi.
La magistratura vuole ricostruire quei passaggi e vuole anche capire se l'andamento del titolo Mps, nei mesi scorsi (arrivò sotto la soglia dei 20 centesimi per poi risalire sopra 0,40 euro), sia stato determinato da comportamenti scorretti. Il nodo Antonveneta è arrivato al pettine di Siena. E scioglierlo non sarà indolore. Ieri il Monte ha perso quasi il 6% in Borsa.

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