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Questo articolo è stato pubblicato il 15 maggio 2012 alle ore 12:44.

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Anche nelle dichiarazioni ufficiali dell'ultim'ora l'Europa si sta rilevando gravemente impreparata nell'affrontare la crisi greca (intrappolata nella recessione economica, con il Pil nel primo trimestre 2012 a -6,2%) e, soprattutto, quella dei debiti sovrani dell'Eurozona. A chi come il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble è pronto ad accettare un'uscita della Grecia dall'euro («la zona euro è in grado di sopportare l'uscita della Grecia») si contrappone il giudizio del rispettivo ministro della Francia (seppur uscente), Francois Baroin («un'eventuale uscita della Grecia dall'euro non sarebbe un problema a livello finanziario, ma rappresenterebbe una minaccia di contagio eccezionale per gli altri Paesi dell'Unione»). Poi c'è il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Durao Barroso, che va giù duro: «Se la Grecia non rispetta i patti, fuori dall'euro». Mentre il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, smorza i toni: «Vogliamo mantenere la Grecia nell'euro e faremo tutto il possibile perchè ciò accada».

Quel che è certo in questo caos generale è che, nel bene o nel male, sarebbe un evento traumatico. Secondo gli analisti interpellati nei giorni scorsi dal Sole 24 Ore i fattori negativi derivanti da un eventuale sganciamento di Atene dai cordoni del Trattato di Maastricht supererebbero quelli positivi.

Anche secondo uno scenario ipotizzato dal Wall Street Journal non sarebbero rose e fiori. Proviamo ad analizzare quello che accadrebbe nel caso in cui la Grecia, che sta provando nelle ultime ore a formare un governo tecnico, andasse davvero fino in fondo a quell'articolo 50 del Trattato dell'Unione europea che consente a qualunque Paese membro, anche senza una motivazione, di abbandonare l'Unione europea.

Impatto sulla valuta e sull'economia reale
In caso di ritorno alla dracma è largamente condivisa da parte degli economisti l'opinione che ci sarebbe una forte svalutazione della dracma nei confronti dell'euro (svalutazione competitiva). Argentina e Russia, gli ultimi due Paesi ad andare in bancarotta, hanno visto scendere il valore delle rispettive valute del 60-70%. Ciò vuol dire che i cittadini greci si troverebbero a ricevere salari più che dimezzati con una drammatica perdita nel potere d'acquisto.

A ciò vanno aggiunti i rischi di un'inflazione galoppante e di un rialzo dei tassi di interesse da parte della Banca centrale di Atene (che riacquisterebbe l'autorità monetaria in caso di sganciamento dalla Bce) per arginare un'eventuale esplosione dei prezzi. Alti tassi di interesse impatterebbero anche sul costo del debito per famiglie e imprese.

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