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Questo articolo è stato pubblicato il 19 maggio 2012 alle ore 09:43.

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NEW YORK - Era stato battezzato il Super Bowl dei collocamenti azionari. L'evento, come la finale del football americano, che tutti avrebbero seguito a ogni costo, investitori professionisti e occasionali spettatori di Wall Street - nonché i 900 milioni di utenti di Facebook. Perché l'arrivo in Borsa del re dei social network, dopo un viaggio di otto anni da start-up a colosso da cento miliardi di dollari, può definire un'epoca. Ma se ieri eserciti di «amici» sono stati incollati a schermi e teleschermi, schiere di investitori hanno mostrato assai meno entusiasmo, trasformando il D-Day in uno sbarco timido che ha riaperto gli interrogativi su valutazioni e prospettive delle nuove società di Internet.

I primi scambi, alle 11,30 del mattino di New York, sono partiti di gran carriera a quota 42,05 dollari, un rialzo del 13% sull'onda di 100 milioni di titoli passati di mano in tre minuti che ha spinto la market cap del gruppo a 115 miliardi. Ma nel giro di mezz'ora il titolo, danneggiato anche da problemi tecnici al Nasdaq, ha battuto in ritirata, tornando al prezzo di collocamento di 38 dollari. Neppure il sostegno delle grandi banche che hanno sottoscritto il collocamento ha potuto molto: il titolo, perdendo nuovamente slancio negli ultimi minuti della seduta, ha chiuso con un guadagno dello 0,6%%, a 38,23 dollari, pari a una market cap di poco superiore ai 104 miliardi.

Facebook si è assicurato ugualmente l'ingresso nel club delle aziende americane di maggior valore, sopra Amazon o McDonald's. E il fondatore e chief executive, il 28enne Mark Zuckerberg, ha visto la sua quota di controllo stimata in oltre 19 miliardi, abbastanza per un testa a testa con i patrimoni di Sergey Brin e Larry Page di Google. La cautela di Wall Street ha tuttavia gettato acqua sul fuoco di attese spasmodiche. La tensione è stata aggravata da ritardi di due ore, mezz'ora più del previsto, nelle compravendite di titoli Fb rispetto all'apetura del Nasdaq. Il debutto era programmato per le 11 di mattina per consentire al Nasdaq, come spesso accade nelle Ipo, la precisa gestione degli ordini. Il clima era surriscaldato: un investitore, ha rivelato Knight Capital Group, aveva autorizzato acquisti del titolo fino al prezzo di 4.000 dollari. Ma il Nasdaq ha incontrato imprevisti problemi al sistema elettronico di comunicazione e modifica degli ordini, che hanno frenato i preparativi e si sono trascinati durante la giornata costringendo l'exchange a ricorrere alla consegna manuale ai broker di informazioni.

Il conto alla rovescia, intanto, era scandito da una coreografia degna delle grandi occasioni: al quartier generale di Menlo Park in California, Facebook aveva inscenato una maratona celebrativa dei suoi programmatori, impegnati l'intera notte a sviluppare nuovi servizi. E Zuckerberg ha suonato la campana d'inizio della seduta da un palco apposito presso la sede del gruppo al cospetto di centinaia tra dipendenti e curiosi. L'Ipo, infatti, è diventata più d'un momento cruciale per la società. È stata trattata come il coronamento della stagione dei collocamenti dei social media, nuova frontiera Internet. Operazioni dalle fortune alterne: al successo di LinkedIn sono seguite le difficoltà di Groupon e Zynga, ieri sospesa per eccesso di ribasso. Altre firme, quali Twitter, stanno preparando sbarchi osservando l'andamento di Facebook.
Un andamento che ieri ha diviso gli analisti: alcuni temono che banche e società abbiano mal giudicato domanda e prezzo per l'Ipo. Qualcuno sottolinea semplicemente che l'alta percentuale di titoli collocati per un social media, fino al 18%, può aver limitato i guadagni. Nessuno, però, si aspettava un debutto così modesto: i pronostici andavano da balzi di oltre il 50% a incrementi del 10-20 per cento.

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