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Questo articolo è stato pubblicato il 25 maggio 2012 alle ore 13:18.
L'euro viaggia sotto quota 1,26 dollari, intorno ai minimi degli ultimi 22 mesi rispetto al dollaro (cambio euro/dollaro). Letta dal punto di vista delle imprese italiane esportatrici suona come una "svalutazione competitiva". Quindi non proprio una cattiva notizia. Se poi si analizza il dato che molti fondi di investimento (perlopiù anglo-americani) stanno vendendo asset in euro, complice l'intensificarsi della crisi dell'Eurozona e le crescenti probabilità di un'uscita della Grecia dalla divisa unica, allora la notizia non sembra entusiasmante.
Ma l'accentuarsi della crisi dell'Eurozona - alimentata anche dal fatto che sarà difficile mettere d'accordo l'asse Italia-Spagna-Francia (favorevole agli Eurobond) con l'asse frapposto Germania-Olanda-Austria-Finlandia (meno indebitati e contrari agli Eurobond) - rischia di creare movimenti anomali anche sul cambio dell'euro con il franco svizzero.
Il cambio è stato difatti congelato lo scorso settembre dalla Banca centrale svizzera (Sbn). Per difendere le esportazioni, la crescita del Paese e per allontanare il pericolo deflazione, l'istituto elvetico ha bloccato il cambio euro/franco a un minimo di 1,2. In sostanza la Banca centrale svizzera si è impegnata ad acquistare euro per svalutare la propria moneta e riportare il rapporto a 1,2, qualora il franco dovesse ulteriormente rafforzarsi, spinto dallo status di bene rifugio facendo scendere il cambio sotto quota 1,2 (cambio euro/franco svizzero).
La mossa ha raggiunto l'obiettivo dopo che i precedenti tentativi per svalutare il franco da parte della Sbn (azzeramento dei tassi di interesse e forti iniezioni di liquidità) non hanno portato i frutti sperati.
Ma adesso, con l'inasprirsi della crisi dei debiti sovrani e con l'uscita dall'euro da parte di molti gestori («Abbiamo venduto il nostro ultimo euro il 15 maggio. Siamo preoccupati del processo disfunzionale», ha dichiarato al Financial Times Axel Merk, presidente e chief investment officer di Merk Investment) non è da escludere l'ipotesi che si rafforzi la domanda di franchi e che quindi il tappo difensivo della Banca centrale svizzera possa saltare.
Anche se ieri è accaduto il contrario. Il cambio si è mosso insolitamente a quota 1,2075 segnando un insolito strappo al rialzo per l'euro, proprio nello stesso giorno in cui l'euro si indeboliva sul dollaro (avvicinandosi alla soglia di 1,25 dollari). Un movimento inaspettato che ha alimentato la confusione degli operatori. Nel calderone va inserito anche un rumor secondo cui potrebbero essere tassati i depositi in franchi svizzeri (ipotesi che potrebbe comportare un deprezzamento del franco).
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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