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Questo articolo è stato pubblicato il 25 maggio 2012 alle ore 22:03.

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Con l'avvicinarsi delle incerte elezioni politiche greche del 17 giugno, una specie di referendum sull'euro o un secondo turno alla francese, arrivano le previsioni di un'uscita dalla moneta unica di Atene da parte delle banche d'affari. Crédit Suisse, gigante del credito svizzero, va invece controcorrente e fa mostra di ottimismo: «Sono molte le probabilità che la Grecia non abbandoni l'euro», dicono gli economisti della banca elvetica. Comunque contro l'opinione prevalente sui mercati che vede come la banca americana Citi al 50%-75% l'uscita di Atene dall'euro-zona, per non parlare delle agenzie di rating.

Anche Morgan Stanley è cauta rispetto a questa evenienza ma accorcia i tempi e pensa «che le conseguenze di una uscita greca siano più gravi rispetto alle aspettive di mercato. Mentre un break-up della zona euro non è il nostro scenario di base, aumentiamo la nostra probabilità al 35% dal 25%, ma riduciamo i tempi di questo passaggio a 12-18 mesi da cinque anni».

Ma torniamo al Crédit Suisse. In un report dedicato alla Grecia, gli analisti della banca svizzera sottolineano i costi enormi che dovrebbe sopportare la Grecia per tornare alla dracma, ma anche per gli altri paesi dell'Eurozona il conto sarebbe elevato. «La Grecia e la Ue hanno un forte interesse che Atene rimanga nell'euro». A supporto della tesi ottimista ci sono quattro elementi: la maggioranza dei cittadini greci è favorevole a mantenere l'euro; i costi dell'uscita per la Grecia sarebbero altissimi; oneri enormi anche per gli altri paesi euro e con la possibilità della disintegrazione dell'Eurozona. Per ultimo il fatto che «l'euro rimane fondamentalmente un progetto politico». E quindi alla fine i "policy maker" europei farebbero di tutto per far fallire o mettere a repentaglio la costruzione della moneta unica.

Gli analisti del Crédit Suisse sottolineano i costi enormi sull'eventualità che Atene esca dall'euro, sia per i greci ma anche per i 16 partner dell'eurozona. Il report di 20 pagine dell'istituto elvetico ricorda che i titoli greci in portafoglio alla Banca centrale europea ammontano a 52 miliardi e considerando gli aiuti diretti il totale dell'esposizione arriva a 282 miliardi di euro. Poi c'è l'esposizione delle banche dell'area euro pari a 65 miliardi e che arrivano a 86 miliardi contando anche l'esposizione di altre imprese dell'area euro. Complessivamente l'esposizione delle banche nei confronti della Grecia ammontava a fine 2011 a 123,4 miliardi, di cui 37 miliardi solo per le banche francesi, le più esposte, 12,3 miliardi quelle tedesche 16 miliardi quelle britanniche e, fanalino di coda, appena 2,9 miliardi quelle italiane.

L'abbandono della Grecia dell'euro metterebbe dunque a rischio in modo effettivo a causa dell'effetto contagio l'intera Eurozona. Credit Suisse ricorda infine che l'esposizione tedesca nei confronti dei sistemi bancari dei paesi periferici ammonta a ben 400 miliardi di euro, quella delle banche transalpine supera invece i 500 miliardi die uro. Quindi un motivo in più per non dar fuoco alle polveri. Last but not least il costo per la Grecia rischia poi di essere devastante, ma questo è un problema tutto dei greci che devono scegliere il loro destino e quello dell'euro.

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