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Questo articolo è stato pubblicato il 30 maggio 2012 alle ore 11:48.
L'ultima modifica è del 30 maggio 2012 alle ore 09:47.

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Nella foto il sottosegretario statunitense per gli Affari internazionali, Lael Brainard (Corbis)Nella foto il sottosegretario statunitense per gli Affari internazionali, Lael Brainard (Corbis)

La crisi dell'euro (che ha perso quota 1,25 nei confronti del dollaro scivolando sui minimi degli ultimi due anni sul biglietto verde) preoccupa gli Stati Uniti. Secondo il Wall Street Journal l'amministrazione Obama avrebbe inviato in Europa il sottosegretario per gli Affari internazionali, la bionda Lael Brainard, per pressare le autorità europee a trovare una soluzione rapida e concertata e potenziare il fondo salva-Stati da 700 miliardi di euro, ritenuto insufficiente per arginare le tensioni finanziarie e placare le incertezze su cui i mercati si muovono.

La Brainard ha fatto oggi visita ad Atene, dove ha incontrato il ministro delle Finanze, George Zannias e i leader del partito conservatore e di quello socialista, Antonis Samaras e Evangelos Venizelos, i più sensibili agli appelli sulle riforme. «Riconosciamo in piano - dice la Brainard - i difficili sacrifici che i greci stanno facendo in quasta fase critica». Le parole dell'inviata di Obama contrastano nettamente con quelle del numero uno del Fmi, Christine Lagarde, che venerdì scorso ha detto al Guardian di avere poca simpatia per i greci e di essere più preoccupata per i bambini che muoiono di fame in Africa. La Lagarde ha anche detto che i greci dovrebbero «aiutare se stessi pagando tutti le tasse». La Brainard, dopo Atene andrà a Francoforte, Madrid, Parigi e Berlino.

La Spagna fa paura
Dopo Grecia (tecnicamente fallita), Irlanda e Portogallo (sotto la protezione forzosa del piano di salvataggio europeo che suona come una sorta di amministrazione controllata) il focus è adesso sulla Spagna. I segnali che Madrid rischi un contagio ci sono tutti. Ieri il mercato dei cds (credit default swap, polizze assicurative che coprono dal fallimento del debito di un titoli sottostante) sul debito spagnolo a 10 anni hanno toccato il massimo a 558. Oggi i rendimenti dei Bonos a 10 anni hanno toccato quota 6,69%, riavvicinandosi a quel 7% psicologico considerato da molti il punto di non ritorno (oltre il quale è difficile tornare indietro e scampare dagli aiuti forzosi della Troika Ue-Bce-Fmi). In questo contesto lo spread Spagna-Germania è salito al record di 533 punti mentre il differenziale Italia-Germania è balzato a quota 480.

Bankia mina vagante
E poi c'è il caso Bankia, terza banca del Paese, nazionalizzata nei giorni scorsi e tagliata a "spazzataura" da S&Poor's, in cerca di 19 miliardi di euro per arginare le falle di un bilancio che fino a poco tempo fa sembrava poco preoccupante.

Il titolo ha perso oltre il 25% nelle ultime due sedute. Madrid nel week end ha avanzato l'ipotesi di ricapitalizzare l'istituto iniettando 19 miliardi di euro di bond nella casa madre della banca, il Banco Financiero y de Ahorros (Bfa), così che questa successivamente possa accedere ai prestiti a tre mesi della Bce evitando di ricorrere al mercato dei bond. Ma secondo il Financial Times la Banca Centrale Europea (Bce) avrebbe bocciato il piano della Spagna di ricapitalizzare Bankia attingendo indirettamente dai fondi dell'istituto di Francoforte.

L'ipotesi infatti per la Bce equivarrebbe a un finanziamento del governo spagnolo da parte dell'istituto centrale, non previsto dalle regole europee. Secondo il quotidiano britannico la bocciatura della Bce sarebbe legata alle dimissioni anticipate di Miguel Angel Fernandez Ordonez, il quale ieri ha fatto sapere di voler andarsene il 10 giugno, nonostante il suo mandato scade il 12 luglio.

La scure del rating
A questo flusso di notizie si unisce il terzo taglio di rating sul debito spagnolo operato nell'ultimo mese dall'agenzia statunitense Egan Jones che ieri ha declassato Madrid a "B" da "BB-" con outlook negativo. Il che significa che non sono esclusi ulteriori tagli di giudizio nelle prossime settimane. Le statistiche non confortano. Secondo gl analisti di Fxcm «quando Egan-Jones ha tagliato il rating spagnolo lo scorso aprile, le tre sorelle più grandi, S&P, Moody's e Fitch (che attualmente presentano un rating rispettivamente di BBB+, A3, A, ndr) ci hanno messo una decina di giorni a sistemare le proprie classifiche, con S&P che ha tagliato».

Guerra delle valute
Le tensioni spagnole impattano sulla divisa unica che è scesa ai livelli del luglio 2010 a 1,2455 dollari (cambio euro/dollaro). Se l'euro si svaluta, di converso, si apprezza il dollaro rischiando di compromettere l'effetto dei quantitative easing (iniezione di liquidità stampando moneta) operati dalla Federal Reserve negli ultimi due anni che hanno tenuto basso il dollaro. Sarà anche per questo che Obama adesso è più preoccupato del solito della crisi dell'Eurozona?

www.twitter.com/vitolops

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