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Questo articolo è stato pubblicato il 17 dicembre 2012 alle ore 13:01.
Mancano pochi giorni (Maya permettendo) alla fine del 2012. Per l'Eurozona è stato un anno ad alta tensione. L'attività della Banca centrale europea non è mai stata così intensa, così come gli incontri tra i leader per smuovere un trattato, come quello di Lisbona, colpevole di obsolescenza macroeconomica e finanziaria. In questo difficile 2012 l'euro ha superato tutte le Cassandre (che già lo davano per spacciato) ma, nel tentativo di resistere agli attacchi e re-inventarsi, la moneta unica presenta ancora delle pericolose falle. Ne abbiamo contate almeno 10.
Facciamo prima un bilancio dell'anno europeo e poi analizziamo le falle nel sistema euro.
Il bilancio 2012: un anno d' "euro"
Il bilancio di un anno d'attività europea indica che si è partiti fortissimo. A gennaio lo spread tra BTp e Bund viaggiava oltre 500 punti. La Banca centrale, pescando nel cilindro delle misure non convenzionali, ha varato (fine dicembre 2011) un maxi-prestito agevolato alle banche (Ltro, long term refinancing operation, finanziamento a 3 anni all'1%) da oltre 400 miliardi di euro. Ma la difficoltà di molti istituti di credito a trovare liquidità a buon mercato nel mercato interbancario, unita alla spirale delle svalutazioni in portafoglio dei titoli di Stato, ha spinto la Bce a varare un ulteriore maxi-prestito scontato a fine febbraio. Così, in due mesi nei fortini delle banche europee sono arrivati qualcosina in più di 1.000 miliardi di euro. Di questi, però, pochi sono finiti nell'economia reale (molti istituti hanno utilizzato la liquidità per acquistare titoli di Stato di Italia e Spagna ad alto rendimento forti dell'1% pagato alla Bce). In ogni caso, lo spread si è ridimensionato scendendo anche sotto i 300 punti a marzo.
Un po' di respiro ma poi sono tornate le tensioni sui mercati complice l'aggravarsi della bolla immobiliare (e dei suoi effetti a cascata sugli indicatori reali) in Spagna, altro Paese, come l'Italia, "to big to fail". I rendimenti dei Bonos hanno superato quelli dei BTp. Altro lavoro da fare per Bce, Consiglio europeo, Eurogruppo e compagnia bella. A inizio luglio il governatore della Bce Mario Draghi porta per la prima volta nella storia dell'euro il tasso ufficiale sotto l'1% (allo 0,75%). Ma non basta: così a fine luglio arriva lo scudo anti-spread, acclamato come un grande successo per la squadra europea: la Bce promette acquisti illimitati di titoli sovrani con scadenze fino a 3 anni a patto che il Paese in difficoltà faccia esplicita richiesta di aiuto. Richiesta condizionata a rigide misure di austerity. Da allora, lo scudo non ha mai operato perché Spagna e Italia si sono guardate ben lungi dal chiederne l'attivazione perché condizionata ad ulteriori tagli alla spesa pubblica e al deficit. Di buono c'è che lo scudo se non altro ha funzionato come deterrente scoraggiando la speculazione. Gli spread si sono ridimensionati e i titoli di Stato italiani a 10 anni sono tornati al 4,6%, soglia che non vedevano da due anni, quando nessuno aveva mai sentito parlare di spread.
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