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Questo articolo è stato pubblicato il 18 dicembre 2012 alle ore 13:12.
Meno soldi, meno spesa
«La verità - continua Roghi - è che assistiamo da circa 12 mesi a un crollo dell'import e a una tenuta del nostro export. Significa che la crisi ha imposto un taglio delle importazioni. Succede a chi non se la passa bene e cerca di non spendere per cose che può produrre da solo. È una sorta di autarchia del bisogno: meno soldi disponibili per la spesa, quindi una migliore e più efficiente allocazione di risorse nell'area domestica».
Consumi e investimenti giù
Non è il momento di cantare vittoria «perché la bilancia dei pagamenti sta migliorando per via del calo dei consumi e degli investimenti, a parer di Paolo Guida, vicepresidente Aiaf-Associazione Italiana degli analisti finanziari»
Effetto austerity: si sta svalutando il "fattore lavoro"
«L'unico dato favorevole è rappresentato dall'avvio di una fase di "svalutazione interna" in alcuni paesi dei Piigs (non ancora chiaramente in Italia) attraverso il calo del costo del lavoro per unità di prodotto - prosegue Guida -. Questo consente un recupero di competitività di questi Paesi in area euro. Va poi sottolineato che il calo della quota di debito pubblico detenuta all'estero ha determinato un calo dell'a spesa per interessi verso l'estero, con effetti positivi sul saldo delle partite correnti. Sul fronte dei movimenti del capitali, la quota privata di debito pubblico detenuta all'estero è stata in parte compensata dai prestiti dell'Eurosistema».
Le migliori performance da Italia, Spagna, Portogallo, Irlanda
Secondo Laura Tardino è, strategist di Bnp Paribas Investment Partners è il segnale che i piani di austerity stanno cominciando a dare dei frutti (come ricordato ieri dal governatore della Bce Mario Draghi) «è un dato che sorprende perché stiamo parlando di Paesi europei che sono riusciti a incrementare le loro esportazioni, di beni soprattutto non energetici - come nel caso italiano - al di fuori della Ue nonostante un euro forte. A livello intra-europeo gli aggiustamenti in atto - si pensi che i recuperi maggiori in termini di bilancia commerciale sono quelli di Italia, Spagna , Irlanda e Portogallo che dal 2009 ad oggi hanno incrementato le loro esportazioni del 21, 27, 14 e 22% rispettivamente - riflettono il miglioramento del costo del lavoro di alcuni paesi periferici e la correzione degli squilibri portati alla luce dalla crisi sovrana europea e su cui i piani di austerity stanno lavorando».
Effetto euro/dollaro
Secondo Vincenzo Longo di Ig, società di trading, «gli ultimi dati sulla bilancia commerciale italiana hanno risentito del deprezzamento dell'euro/dollaro che c'è stato nel corso dell'ultimo anno (a fine ottobre il cross ha picchiato 1,42 con media mese a 1,38, molto più alto dall'1,29-1,30 di quest'anno). Per questo l'export italiano, che cresce soprattutto per lo scambio con i Paesi extra Ue, ne sta beneficiando. Nonostante tutto l'euro è ancora molto sopravvalutato rispetto al fair value contro il dollaro e questo sta in qualche modo impattando sulla bilancia commerciale».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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