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Questo articolo è stato pubblicato il 11 gennaio 2013 alle ore 11:30.
Il «contagio positivo», di cui ha parlato ieri il presidente della Bce Mario Draghi, si è fatto sentire anche questa mattina. Il ministero dell'Economia ha collocato sul mercato BTp triennali e CcT con tassi che, seguendo l'andamento del mercato nell'ultimo mese, sono scesi a grandi falcate. I BTp triennali sono stati emessi con un rendimento lordo dell'1,85%, in forte calo rispetto al 2,50% dell'asta precedente: si tratta del livello minimo dal mese di marzo 2010. Prima che scoppiasse il caso della Grecia. Insomma: i BTp hanno azzerato, nei rendimenti, la crisi dell'Europa. Buona (ma non eclatante) anche la domanda, superiore di 1,45 volte i 3,5 miliardi offerti. Il Tesoro ha emesso anche due CcT per 813 e 687 milioni di euro: i rendimenti si sono attestati sul 2,17% e sul 2,34%. Spread BTp/Bund stabile a 258 punti base.
L'asta di BTp, dopo quella di giovedì dei BoT che ha registrato tassi d'interesse ai minimi dal 2010, dimostra quanto i mercati finanziari stiano vivendo una fase di grande euforia. Le Borse sono tutte sui massimi: quella di Milano è tornata sui livelli dell'agosto 2011, guadagnando dai minimi toccati l'estate scorsa il 41%. Quella inglese è sui livelli del 2008, mentre quella statunitense è quasi tornata ai massimi storici toccati nel 2007. Stesso discorso sui mercati obbligazionari: non solo i BTp hanno guadagnato in termini di prezzo (incluse le cedole) il 25% nell'ultimo anno, ma anche le obbligazioni aziendali continuano a attirare acquirenti.
Insomma: i capitali che erano fuggiti dal Vecchio continente nei mesi passati, quando gli investitori temevano che l'euro dovesse cadere a pezzi, stanno tornando in Europa. E soprattutto nei Paesi più deboli. La dimostrazione più eclatante è arrivata questa mattina: il ministro delle finanze della Grecia ha annunciato che i depositi nelle banche elleniche sono aumentati di 8,3 miliardi dallo scorso giugno. Questo ha un significato preciso: i capitali che prima fuggivano, ora ritornano. Con un meccanismo che Draghi, ieri, ha efficacemente definito «contagio positivo».
Peccato che l'economia reale non stia seguendo di pari passo l'euforia dei mercati finanziari. Borse e titoli di Stato sono infatti trainati al rialzo dalla immensa liquidità pompata dalle banche centrali: liquidità (a basso costo) che gli investitori-speculatori riversano su tutti i mercati che possano garantire loro un rendimento. Questa montagna di denaro, però, finisce col contagocce sull'economia reale, per un motivo preciso: si ferma in banca. È lo stesso Draghi a denunciare che i prestiti netti alle imprese si sono ridotti, anche a novembre, di 4 miliardi di euro in Europa. Questo, unito alle politiche di austerità, a una disoccupazione arrivata in Europa all'11,8% e a consumi in calo (ovviamente), frena l'economia anche quando volano i mercati. La forbice tra finanza e mondo reale è più larga che mai. E anche quella tra ricchi e poveri.
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