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Questo articolo è stato pubblicato il 28 gennaio 2013 alle ore 18:15.

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«Ho fatto questa ricostruzione (visto che oggi faccio il consulente area credito) nell'aprile scorso, quando ho valutato che ci voleva una discontinuità nella governance Mps. Ho messo questo documento a disposizione delle persone che mi stimano, poi l'uso che ne hanno fatto in parte lo ignoro. Era uno studio fatto in modo oggettivo e professionale, l'ho ripreso in questi giorni perché è tornato di grande attualità, cambiando solo qualche aggettivo, integrando con gli ultimi avvenimenti che sono noti a tutti. Ma niente di particolarmente innovativo rispetto al documento iniziale, che è datato otto mesi fa».

Parla Gianfranco Antognoli, manager di lungo corso di Banca Mps (l'ultimo incarico ricoperto, dal 2006 al 2010, è stato quello di direttore generale di Mps Leasing e factoring) spiegando le motivazioni che lo hanno portato ad elaborare, otto mesi fa, un documento in cui ricostruisce le motivazioni per cui Mps avrebbe registrato l'imponente distruzione di ricchezza degli ultimi anni, tali da obbligarla a mettere in piedi le ardite operazioni finanziarie Alexandria, Santorini e Nota Italia e a richiedere i Monti Bond, a parziale copertura delle perdine prodotte da quelle operazioni. Antognoli ricorda a Radio 24 la sua storia professionale nel gruppo senese. «Sono entrato appena passato l'esame di stato nel 1970 come ragioniere: Banca Toscana mi ha assunto come impiegato. Ho fatto il cassiere e poi tutta la carriera fino a diventare dirigente centrale. Nel 2006 ero vicedirettore generale di Banca Toscana (che dal marzo 2009 non esiste più, è stata fusa per incorporazione in MPS, anche quella una distruzione di valore anche se non è apprezzabile dal punto di vista numerico, ma sicuramente per la Toscana e per il centro italia è stata una soluzione non positiva per l'economia, era una banca con la B maiuscola). Nel 2006, non potendo diventare direttore generale della Banca Toscana perché c'era una convenzione ad excludendum (come nel PC di Berlinguer, scherza ai microfoni di Radio 24), allora sono andato a fare il direttore generale di Montepaschi leasing and factoring, una delle banche di medio termine del gruppo Monte dei Paschi».

Sono proprio gli anni in cui si consuma la vicenda dell'acquisizione di Antonveneta dagli spagnoli di Santander. Cosa si ricorda di quell'operazione?
«Avevo consiglio di amministrazione di Montepaschi leasing & Factoring. Finito il Cda abbiamo ricevuto una telefonata dal nostro vicepresidente che nel periodo era anche nel board della capogruppo. Ci ha telefonato per dirci che era stata acquisita Antonveneta. Siamo stati contenti perché eravamo ignari di quanto sarebbe potuto accadere in seguito". Sentito il prezzo pagato per Antonveneta Antognoli spiega di essere rimasto colpito soprattutto da un aspetto particolare». Io sono stato direttore generale della Banca Popolare della Marsica, come dirigente distaccato della Banca Toscana. Questa Banca, nel 2000, era di proprietà di Banca Agricola Mantovana che la vende a Banca Toscana, che fa valutare i crediti e l'impatto di rischio, considerando che entrambe appartenevano al gruppo Mps). Per fare questa operazione si mette in piedi una doppia due-diligence, cosa che non avviene per l'operazione Antonveneta. Questo mi colpi molto".

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