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Questo articolo è stato pubblicato il 14 febbraio 2013 alle ore 10:45.

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L'ex presidente Giuseppe Mussari e l'ex direttore generale di Mps Antonio VigniL'ex presidente Giuseppe Mussari e l'ex direttore generale di Mps Antonio Vigni

L'ex direttore generale di Mps Antonio Vigni e l'ex presidente Giuseppe Mussari riceveranno dalla procura di Siena dei nuovi avvisi di garanzia per ostacolo alla vigilanza, relativamente alla complessa operazione sui derivati finita sotto la lente della procura: in particolare, ai due manager viene contestato di aver nascosto il contratto relativo al derivato sottoscritto con la banca giapponese Nomura.

A Vigni e Mussari è già stato contestato lo stesso reato, relativamente alla complessa operazione finanziaria realizzata per l'acquisto della Banca Antonveneta nel 2008 (la cosiddetta operazione "Fresh 2008").

Intanto questa mattina è stato fermato dalla Guardia di Finanza, nel suo appartamento a Milano, Gianluca Baldassarri, indagato per truffa e associazione a delinquere in uno dei filoni dell'indagine su Mps. Dalla procura di Siena è ritenuto il capo della cosiddetta banda del 5 percento, ovvero un gruppo di 5 persone che usava le commissioni per ricavare profitti illeciti, da versare in conti segreti e perlopiu all'estero. Pochi giorni fa gli erano già stati sequestrati 17 milioni, in parte fatti rientrare in Italia attraverso lo scudo fiscale, utilizzando la società Galvani di Bologna (anch'essa oggetto di perquisizioni).

Oltre al fermo la Gdf di Milano sta perquisendo il suo ufficio e la sua abitazione. Ancora da chiarire se il fermo si tradurrà in arresto. Ad aver acceso un faro sulla banda del 5 percento era stata la procura di Milano, che poi ha passato le carte a quella di Siena, titolare della maxi inchiesta sull'acquisto di Antonveneta da parte di Mps nel 2008 per 9,3 miliardi.

Baldassarri, ex direttore dell'area finanza di Banca Mps, aveva chiesto lo smobilizzo di titoli titoli per oltre 1 milione di euro. Lo rende noto un comunicato dal procuratore di Siena Tito Salerno, secondo il quale il decreto di fermo è stato deciso in base all'articolo 384 del codice penale «ricorrendo il pericolo concerto di fuga evidenziato tra l'altro dalla richiesta di smobilizzo dei titoli per un controvalore superiore al milione di euro effettuata in data successiva al sequestro eseguito il 7 febbraio 2013».

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