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Questo articolo è stato pubblicato il 16 febbraio 2013 alle ore 17:18.
«So che sta mettendo il naso fra le mie cose. Lasci perdere. Non c'e niente di interessante». Con queste parole in un messaggio di posta elettronica, Alessandro Proto si era presentato al giornalista del Sole 24 Ore. Ma si sbagliava. Le "cose" di Proto si sono ora rivelate molto interessanti. A partire dalla sua straordinaria parabola professionale.
Aveva iniziato il 2010 da illustre sconosciuto e lo aveva finito come capo di una cordata di investitori privati che si diceva pronta a rilevare il 10% della Tod's. Nel 2011 aveva annunciato il suo ingresso in Fiat, Mediaset, UniCredit, sempre per conto di misteriosi investitori. Nel 2012 aveva poi preso di mira il salotto buono della borghesia milanese, la Rcs, casa editrice del Corriere della Sera.
Il 2013 è andato meno bene. Giovedì scorso è finito a San Vittore. Su richiesta del procuratore aggiunto di Milano Francesco Greco e del sostituto Isidoro Palma, che lo hanno accusato di manipolazione del mercato.
Una cosa è certa: come tutti gli uomini fattisi da soli, Alessandro Proto è uno straordinario venditore. Soprattutto di se stesso. E come per tutti i venditori, anche per lui i fatti e la realtà sono optional. Nel gennaio del 2010, quando nel suo ufficio di Via Lavizzari a Lugano c'era solo lui e a Milano non era ancora stata aperta la sede in Galleria, il sito della Alessandro Proto Consulting parlava già di una società che «opera a livello internazionale offrendo servizi a privati e aziende a 360 gradi». E sotto la foto di cinque baldi giovani spiccava il nome del partner di New York: "Blackstone Group", la più grande società di investimento al mondo. Era un sogno. Ma faceva una gran bella figura.
Immaginario si è scoperto essere anche il rapporto con un'altra icona del mondo finanziario-immobiliare newyorkese, Donald Trump. A maggio del 2011, Proto aveva annunciato di averlo convinto a sbarcare in ltalia con un fondo di private equity da 300 milioni di euro per le piccole e medie imprese. Ma quando Il Sole 24 Ore ha chiesto conferma alla portavoce di Trump, Rhona Graff, la sua risposta è stata tanto concisa quanto definitiva: «Quell'informazione è errata».
Va bene, i rapporti con Blackstone e Trump se li è sognati, ma quelli con il Vaticano? Anche lì diceva di avere contatti. Ad altissimo livello. Il Sole 24 Ore ha trovato solo una labile traccia. Si tratta di una mail inviata il 3 ottobre 2012 dalla sede di Chiasso del Credit Suisse. Oggetto: «Richiesta informazioni». Ecco il testo: «In seguito ai nostri controlli interni sulla movimentazione dei conti della Alessandro Proto Consulting, in particolare sui bonifici "causale Ior", le chiedo gentilmente di volermi fornire i retroscena economici (come copia delle fatture, motivi del pagamento, ecc.) delle operazioni in essere».
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