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Questo articolo è stato pubblicato il 04 marzo 2013 alle ore 12:41.

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Tra i punti del programma del Movimento a 5 stelle campeggia in alto il referendum sull'euro. Lo stesso Beppe Grillo, in un'intervista alla Bid am Sonntag tedesca ha parlato di un "referendum online sull'euro". Insomma da martedì scorso - da quando l'Ms5 è diventato il primo partito alla Camera e ha acquisito un terzo dei seggi del nuovo Parlamento (posto che si riesca a formare un governo dopo le consultazioni che partiranno fra pochi giorni) - il tema dell'euro è tornato alla ribalta. Grillo ha anche sollevato un altro tabù, quello della rinegoziazione del debito. «Se fossi premier - ha detto -farei ricomprare all'Italia i suoi titoli di Stato da Paesi come Francia e Germania e contratterei nuovamente il tasso d'interesse».

In sostanza, è come se di colpo si fosse tornati indietro nel tempo, esattamente a fine 2011, quando la Grecia minacciava un referendum sull'euro. Se ne parla, certo. Ma i mercati non sembrano aver neppure preso in considerazione l'ipotesi di un'uscita dell'Italia dall'euro. La scorsa settimana (eslcudendo lunedì) Piazza Affari ha lasciato sul terreno il 4,4%. E oggi perde un altro punto percentuale con il Ftse Mib in area 15.500 punti. Un ribasso importante - che peraltro segue un rialzo del 40% messo a segno con qualche interruzione qua e là da luglio 2012 - ma che certo non prezza un' "Italyexit", segnale inconfutabile che si tratta di uno scenario al momento neppure immaginato dagli investitori.

Altrimenti, quali sarebbero le soglie finanziarie di guardia? «I mercati al momento non credono molto a uno scenario che vede l'Italia fuori dall'euro, stanno prezzando per il momento instabilità, ingovernabilità, ma tutto sommato sperano in una soluzione del problema "nuovo governo" - spiega Davide Pasquali, presidente di Pharus Sicav -.
Nel caso in cui l'eventuale referendum dimostrasse la volontà degli italiani di uscire dall'euro lo spread tornerebbe nell'immediato sopra i 500 punti così come la Borsa potrebbe scendere di un 10%».

Lo scenario sarebbe più allarmante, a parer di Vincenzo Longo, market strategist di Ig: «Lo spread Btp-Bund potrebbe schizzare ben oltre i 500 punti base e toccare nuovi massimi dopo quelli di novembre 2011. A poco servirebbe lo scudo della Bce (Omt) dato che l'uscita dall'area euro porterebbe l'Italia fuori dal controllo di Francoforte. Sul mercato azionario, torneremo a vedere i minimi storici di fine luglio scorso con possibilità di raggiungere obiettivi psicologici importanti a 10.000 punti. Ma finché vediamo un Dax (indice di Borsa tedesco, ndr) che cede mezzo punto percentuale a seduta abbiamo ragione di credere che un'uscita dall'area euro per l'Italia è un'ipotesi che al momento i mercati non prendono neanche in considerazione. Il calo è per ora è attribuibile all'incertezza politica del nostro Paese e una correzione fisiologica dei listini europei e Usa dopo i recenti massimi».

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