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Questo articolo è stato pubblicato il 08 marzo 2013 alle ore 19:28.

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NEW YORK - L'agenzia di valutazione del credito Fitch ha fatto scattare un nuovo declassamento l'Italia. Il rating del Paese è stato tagliato a BBB+ da A-, con un outlook negativo, una scelta che l'agenzia ha attribuito alla combinazione di più fattori a cominciare dalle recenti elezioni, dall'incertezza politica che hanno scatenato e dalla difficoltà che emerga un governo credibile. «Il risultato inconclusivo delle elezioni per il parlamento italiano rende improbabile che un governo stabile possa essere formato nelle prossime settimane», ha fatto sapere Fitch. Queste incognite, assieme ad un clima considerato «sfavorevole alle riforme strutturali», rappresentano «un ulteriore shock negativo per l'economia reale nel mezzo di una profonda recessione». Il giudizio sull'Italia è stato firmato dal "primary analyst" Gergely Kiss.

La recessione, continua il comunicato dell'agenzia, è già oggi «una delle più gravi in Europa» e corre adesso il pericolo di peggiorare anche oltre le previsioni. Fitch pronostica una contrazione del Pil pari all'1,8% nel 2013 dopo il 2,4% l'anno scorso. «La posizione di partenza sfavorevole unita ai recenti sviluppi, come l'inatteso calo della disoccupazione e indicatori della fiducia costantemente deboli, aumentano il rischio di una recessione ancora più persistente». In questa situazione, «un governo debole potrebbe essere più lento e meno capace di rispondere a shock domestici e esterni».
L'outlook negativo, quindi il rischio di ulteriori bocciature, deriva a sua volte da serie di interrogativi aperti.

Un elenco che comprende una recessione «più lunga e profonda» del previsto, «risultati economici e fiscali» che potrebbero ridurre la fiducia, un «deterioramento sostanziale delle condizioni di accesso al mercato dei capitali», l'ulteriore «intensificazione della crisi nell'Eurozona» e una «incertezza prolungata su politiche fiscali ed economiche».
L'agenzia, tuttavia, sottolinea anche la «ricchezza relativa» nel Paese e il «livello moderato di indebitamento da parte del settore privato». L'Italia ha inoltre compiuto «progressi sostanziali negli ultimi due anni caratterizzati dal consolidamento fiscale». Il deficit è sceso al 3% del Pil nel 2012 e potrebbe scendere al 2,5% nel 2013.

Lo spettro di un declassamento del rating sul debito sovrano, da parte dei re del rating, era tornato ad affacciarsi subito dopo l'esito delle urne italiane, seppur con gradazioni differenti. Moody's ha paventato lo scenario del possibile downgrade, mentre Standard & Poor's, per il momento, si è mostrata più prudente: nessun impatto immediato dalle urne sul "voto" al debito, piuttosto grande attesa per un futuro governo e le sue scelte sul rigore fiscale.

Fitch, finora la più generosa con l'Italia nel suo rating, il primo marzo aveva tuttavia avvertito di temere esplicitamente lo spettro di una «protratta instabilità politica». S&P ha un giudizio sull'Italia di BBB+, tre gradini sopra i junk bond, dopo un declassamento scattato nel gennaio 2012. Moody's ha un voto di Baa2, ridotto nel luglio 2012 a due gradini sopra i titoli junk. Con la nuova decisione il rating di Fitch sull'Italia sarà adesso a sua volta, in linea con le altre grandi agenzie, di tre gradini sopra le obbligazioni spazzatura.

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