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Questo articolo è stato pubblicato il 18 marzo 2013 alle ore 15:24.

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Il prelievo forzoso sui conti correnti delle banche cipriote è una decisione senza precedenti. Viene rotto un tabù con il rischio di un effetto a catena sui Paesi più deboli dell'Eurozona. Questa è la critica più ricorrente nei commenti degli analisti sulla vicenda. «Se l'intenzione dei leader Ue era quella di minare le basi della fiducia riposta dai risparmiatori nelle banche - scrivono in una nota Michael Hewson e Tim Waterer di CMC Markets - ci sono pienamente riusciti! Ci si chiede infatti che cosa abbia spinto ad approvare un piano che rischia di innescare la corsa alla fuga dei depositi in tutta Europa (nella migliore delle ipotesi si può sostenere che sia stata una scelta sbagliata, per non dire completamente idiota) con un atto che rappresenta l'equivalente del passaggio del Rubicone».

Parole meno colorite ma messaggio analogo dagli analisti di Morgan Stanley: "Fino ad oggi le autorità europee ci avevano detto che il caso della Grecia, (in cui i creditori privati si erano dovuti far carico del salvataggio attraverso la maxi-ristrutturazione) era da considerarsi irripetibile. Con la vicenda di Cipro si sono smentiti". Il loro timore è che questo possa comportare un grave problema di fiducia tra i correntisti di altri Paesi periferici. In primis in Italia e Spagna. "Non pensiamo che ci sarà una fuga dei depositi immediata - scrivono - ma è probabile che molti modificheranno la loro strategia di investimento e in prospettiva possano decidere di spostare i propri risparmi in Paesi "core" dell'Eurozona (come Germania o Francia ndr.)".

Se gran parte dei commentatori e analisti sono unanimi nel criticare aspramente l'idea del prelievo forzoso, sull'aspetto del possibile contagio finanziario sui mercati, c'è meno ansia. Sempre gli esperti di Morgan Stanley fanno notare che «rispetto al passato la Bce è più attrezzata a contenere un eventuale contagio». Sulla stessa linea anche Barclays che sottolinea come le banche dei Paesi periferici siano decisamente più solide e capitalizzate rispetto al passato. Rispetto ai tempi della ristrutturazione greca, i mercati ora possano contare sulla rete di sicurezza del governatore Draghi, che ha dotato la Bce della facoltà di acquistare «illimitatamente» i bond dei Paesi in difficoltà attraverso lo strumento delle Omt. C'è poi da considerare le dimensioni ridotte di Cipro che ha un Pil di appena 17 miliardi di euro e un debito pari all'86% di questa cifra.

Sempre Barclays fa notare come un'eventuale ristrutturazione del debito pubblico cipriota (sul modello Grecia) sarebbe ricaduta inevitabilmente sulla stessa popolazione dato che è detenuto soprattutto da investitori locali. Questo non vale per i depositi. Grazie a una legislazione antiriciclaggio a maglie larghe (solo nel 2009 il Paese è uscito dalla lista dei paradisi fiscali dell'Ocse) le banche cipriote hanno attirato negli anni consistenti capitali stranieri. I depositi dei correntisti esteri rappresentano il 37% dei circa 70 miliardi di euro nelle casse delle banche cipriote. Il 30% arriva da Paesi extra-Ue. In particolare dalla Russia. Il che fa capire la dura reazione del presidente Vladimir Putin.

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