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Questo articolo è stato pubblicato il 23 maggio 2013 alle ore 07:18.

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TOKYO – Tornano forti tensioni sui mercati finanziari internazionali e il Giappone guida un sell-off di titoli obbligazionari e un netto ripiegamento delle Borse asiatiche con Tokyo in prima linea dove in Nikkei perde oltre il 7% ampiamente sotto i 15mila punti. Dopo che il numero uno della Federal Reserve Ben Bernanke ha lasciato intravedere una prossima riduzione degli stimoli monetari negli Usa, è arrivato oggi il primo vero segnale di problematicità legato alle politiche ultra-espansive della Banca del Giappone (BoJ): i tassi sui decennali giapponesi sono balzati oltre l'1% per la prima volta dall'aprile 2012, all'indomani della mera conferma da parte della BoJ della rischiosa strategia introdotta il 4 aprile scorso (quando il tasso sul decennale era allo 0,55%), che prevede sia il conseguimento di un tasso di inflazione del 2% sia un appiattimento dei tassi a lungo termine attraverso il raddoppio in due anni della base monetaria. L'indice Nikkei della Borsa ha iniziato in forte rialzo di circa il 2% sull'onda di un dollaro salito oltre quota 103 sullo yen (ai massimi da 4 anni e 7 mesi) ma poi è andato in picchiata fino a chiudere a -7,32% a 14.483 punti di fronte agli strappi sul mercato obbligazionario.

L'innesco delle turbolenze viene fatto risalire da vari analisti alle parole di Bernanke, interpretate come un segnale che la Federal Reserve possa ridurre i suoi acquisti di Treasuries nei prossimi mesi, ma anche alla delusione per il fatto che lo "statement" di ieri della banca centrale non ha fatto alcun accenno a come cercare di ridurre la volatilità dei bond. Il mercato del Jgb (Japan Government Bond), già sotto pressioni rialziste sui tassi, si è quindi rivelato sensibile a fattori esterni come i movimenti sul titoli di Stato Usa (con il rialzo dei tassi americani) sia a fattori "interni" come le parole o i silenzi della BoJ, e ha guidato un sell-off di bond su scala globale.

Per limitare i danni, la banca centrale ha parlato oggi, annunciando a tambur battente un'operazione di fund-supplying da 2mila miliardi di yen per fornire prestiti a breve termine a tasso fisso alle istituzioni finanziarie al fine di calmare "l'aumento irragionevole della volatilità sui tassi a lungo termine". Inoltre il portavoce del governo Yoshihide Suga è intervenuto per dichiarare che "la BoJ saprà agire in modo appropriato per far fronte al rialzo dei tassi".Vari esperti ritengono che la BoJ non riuscirà a fermare l'aumento dei tassi a lungo specie se la Fed tirerà il freno, mentre in un contesto di così alta volatilità il trading sui bond diventa molto rischioso e le banche cercano di limitarlo.

Come se non bastasse, in mattinata è arrivata la notizia che l'attività manifatturiera in Cina si è contrata per la prima volta in sette mesi: a maggio l'indice HSBC dei Purchasing Managers è calato a 49,6, sotto la soglia di 50 che fa da spartiacque tra espansione e declino.

Le pressioni al rialzo sui tassi giapponesi stanno cominciando ad avere conseguenze internazionali, perché hanno indotto gli investitori istituzionali nipponici a sospendere l'acquisto di bond (e titoli azionari) esteri la scorsa settimana, dopo tre ottave di acquisti netti: hanno venduto obbligazioni straniere (su base netta) per 808,4 miliardi di yen (e azioni estere per 136,9 miliardi di yen). Non si stanno davvero materializzando, dunque, gli attesi forti acquisti di titoli del debito sovrano estero da parte di banche e assicuratori giapponesi che erano stato anticipati dagli investitori occidentali contribuendo a schiacciare nelle ultime settimane i tassi anche sul debito dei Paesi europei. Per contro, gli investitori non giapponesi hanno continuato la settimana scorsa a essere compratori netti di azioni sul mercato di Tokyo (per 716 miliardi di yen).

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