Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2013 alle ore 09:37.

My24

Se gli avessero prospettato uno scenario del genere l'estate di cinque anni fa, quando il petrolio toccò il record storico di 137 dollari al barile, probabilmente si sarebbero limitati a sorridere. Oggi, invece, nel quartier generale dell'Opec di Vienna, l'aria che tira è un'altra. Perché al lungo tavolo che sarà utilizzato dai rappresentanti dei 12 paesi membri per il 163° vertice del Cartello, siederà anche uno scomodo convitato di pietra: lo shale oil, il petrolio ottenuto con la fatturazione idrauliche di rocce del sottosuolo. Gli Stati Uniti, i maggiori produttori mondiali di questo greggio non convenzionale, certo non parteciperanno alla riunione. Sarebbe impensabile. Ma l'aumento dell'offerta di greggio provocato dalla loro significativa produzione sarà una presenza ingombrante, che condizionerà buona parte della riunione: l'argomento principe che sarà discusso oggi dai ministri dell'Opec.

Qualcuno ammette apertamente di essere preoccupato, come nel caso di Nigeria Algeria e Angola, i paesi dell'Opec che producono un petrolio qualitativamente superiore simile a quello ottenuto con il fracking negli Stati Uniti. Alcuni paesi del Golfo, in testa l'Arabia Saudita, preferiscono invece ridimensionare il pericolo. Alla luce delle loro esportazioni, che non mostrano riduzioni verso gli Usa (quelle saudite sono addirittura in crescita) , non vedono nello shale gas una minaccia imminente. D'altronde le loro qualità di greggio più pesanti che non competono con il greggio americano estratto dalle rocce.

Ma l'Opec sa bene che l'inattesa e abbondante extra offerta del Nord America (anche il Canada ha aumento la produzione sfruttando le sabbie bituminose ) sta erodendo il suo controllo sui mercati petroliferi. Anche perché si è aggiunto da alcuni mesi un altro grave problema: la recessione, che sta colpendo diversi Paesi europei, ha ridotto sensibilmente la crescita della domanda mondiale di greggio. Maggiore offerta di greggio e recessione sono un connubio pericoloso per L'Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio.

In teoria l'Opec, che produce il 35% dell'offerta mondiale di greggio, dovrebbe tagliare la produzione in modo da ridurre l'offerta e quindi sostenere i prezzi. Facile a dirsi, difficile a farsi. La disciplina non è mai stata il piatto forte dei paesi membri.
L'ipotesi più accreditata è che il vertice si concluderà stasera con il mantenimento delle attuali quote produttive, circa 30 milioni di barili al giorno (mbg). Il consenso, anche se non unanime, è comunque largo. Arrivando a Vienna, diversi plenipotenziari del petrolio, tra cui quelli di Libia Kuwait e Angola hanno confermato di condividere in principio questa linea. L'ultima parola spetterà all'Arabia Saudita, il peso massimo del Cartello, che nell'ultimo mese ha ridotto al produzione a 9,3 milioni di barili al giorno (mbg), un valore comunque non lontano dai 10 mbg estratti nel 2012, il massimo da 30 anni.

Commenta la notizia

Listino azionario italia

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

Principali Indici

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

Shopping24

Dai nostri archivi