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Questo articolo è stato pubblicato il 26 giugno 2013 alle ore 10:31.

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Tassi in risalita in tutto il mondo. Come cambia il portafoglio? Le reazioni su bond, conti e mutui

Così come erano scivolati troppo in basso fino allo scorso 22 maggio così adesso stanno risalendo in tutta fretta. Ci riferiamo ai rendimenti dei titoli di Stato di Europa e Stati Uniti. Nelle prossime sedute scopriremo se avevano ragione gli analisti che qualche mese fa avevano ipotizzato che si stesse creando una sorta di bolla sui bond sovrani. Perché quando le bolle scoppiano i prezzi scendono ancor più velocemente di quanto erano saliti. Di conseguenza, parlando di obbligazioni con i rendimenti che si muovono in direzione opposta ai prezzi, quando scoppiano le bolle i tassi si portano più alto di quanto erano nella fase pre-bolla.

I bond governativi italiani a 10 anni viaggiano intorno al 4,8%, lo stesso tasso toccato a fine marzo quando le tensioni post-elettorali e la difficoltà della maggioranza a formare un nuovo governo erano rimbalzate sul mercato obbligazionario. I titoli di Stato americani a 10 anni si sono portati al 2,6%, un livello che non vedevano dall'agosto del 2011. Nel frattempo il Bund tedesco di pari durata è salito all'1,8%, come non accadeva dal 29 marzo 2012.

Insomma, dal 22 maggio è partita un'ondata ribassista sui mercati finanziari - che da novembre avevano corso molto, tanto sul versante azionario quanto su quello dei governativi - che non si è ancora esaurita, complice il cambio di rotta in politica monetaria annunciato dalla Fed e le rinnovate tensionsi sul mercato interbancario cinese.

Focus portafoglio sui titoli di Stato
Questo cosa significa per un investitore? C'è da preoccuparsi dell'attuale correzione sui BTp? Secondo gli analisti di Ig l'esisto delle aste odierne sui titoli di Stato italiani - dove i tassi sono schizzati ma allo stesso tempo le richieste sono state buone - dimostrano che «il rialzo dei rendimenti nell'ultima settimana sia dipeso più da un andamento generalizzato del comparto governativo mondiale e non a un maggiore rischio Paese percepito sull'Italia». Quindi i rendimenti stanno salendo e, paradossalmente, attirano più domanda. Anche perché i dati al momento indicano che non dovrebbero salire su soglie considerate pericolose. Questo ragionamento va però ponderato per le dichirazioni che ha rilasciato da Berlino il governatore della Banca centrale europea, Mario Draghi, secondo cui «la Bce non agisce per comprimere gli spread artificialmente, al contrario, riteniamo che gli spread debbano riflettere naturalmente la posizione fiscale e le prospettive economiche del paese. Questo è anche il motivo - spiega - per cui abbiamo sottolineato che un Paese sovrano ha bisogno di avere accesso al mercato e di beneficiare dell'Omt (il programma outright monetary transactions o scudo anti-spread, ndr)». Come dire, la Bce lascerà fluttuare gli spread liberamente sul mercato almeno fino a che un Paese non chieda la protezione dello scudo-anti spread che è però vincolato al rispetto di rigidi paletti imposti dall'Europa. Allo stesso tempo Draghi ha assicurato che la fine della linea morbida sui tassi (il tasso di riferimento della Bce attualmente è al minimo storico dello 0,5%) è ancora lontana. «L'uscita dalla posizione accomodante è ancora distante, in quanto l'inflazione è bassa e la disoccupazione è alta». Notizia che lascia suppore che i tassi sui bond sovrani potranno continuare a salire ma non poi così troppo.

Conti di deposito
La risalita dei tassi potrebbe impattare sui conti di deposito. Nelle ultime ore qualche movimento si è visto in questa direzione. Chebanca! ha aggiornato il tasso annuo promozionale dal 2,75% al 3,5% per chi vincola per sei mesi nuova liquidità, dal 1° luglio al 28 agosto. Se il trend rialzista sui governativi proseguirà anche nelle prossime sedute è probabile che altri istituti possano rivedere in alto le promozioni sui conti di deposito.

Mutui
Un rialzo dei tassi in teoria dovrebbe impattare sugli indici Euribor. Tuttavia l'indice interbancario europeo - che dovrebbe misurare la media dei prestiti tra un panel di 39 banche prevalentemente europee - pare imballato e non sembra in questo momento il parametro ideale per esprimere il livello di fiducia tra tutte le banche europee. Questo, unitamente al fatto che Draghi ha confermato che la linea accomodante sui tassi dovrebber proseguire, dovrebbe contribuire a far volare bassi gli indici a cui sono agganciati i tassi dei mutui a tasso variabile. Viceversa se sale il rendimento dei Bund potrebbero in teoria salire gli Eurirs, gli indici con cui si calcola il giorno della stipula la rata dei mutui a tasso fisso.

twitter.com/vitolops

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