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Questo articolo è stato pubblicato il 26 giugno 2013 alle ore 12:05.

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La questione dei derivati «é un grande malinteso.Non c'é nessuna perdita, nessun aggravio per i conti pubblici, si tratta di misure adottate in passato per gestire il tasso interesse sul debito», ha detto il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, commentando notizie di stampa che ipotizzano una perdita sui derivati sottoscritti dal Tesoro negli anni '90. «I costi - ha sottolineato- sono largamente inferiori ai rischi». Si tratta di «un normale controllo periodico da parte della Corte dei Conti a cui abbiamo fornito tutti i dati: nessuna aggravio per i conti pubblici. Si tratta di strumenti adottati per gestire il rischio sui tassi di interesse».

Tesoro: non esiste alcun pericolo per i conti dello Stato
Poco prima della dichiarazione del ministro dell'Economia recisazioni e chiariumenti sui derivati del Dipartimento del Tesoro del Ministero dell'Economia e delle Finanze dopo le indiscrezioni di stampa. Indicazioni, precisa il Tesoro, utili a comprendere che gli strumenti di protezione dal rischio di interesse oggi gestiti non comportano perdite. Che il Tesoro riassume in una frase: non esiste alcun pericolo per i conti dello Stato.

Corte dei conti: sui derivati non abbiamo fatto stime
Una precisazione è giunta anche dalla Corte dei conti. Che ha ricordato che sul tema della gestione del debito pubblico riceve dal Dipartimento del Tesoro, con cadenza semestrale, una specifica relazione prevista dal Dm 10 novembre 1995. Sottolinea che le operazioni di sottoscrizione del debito pubblico, nonché quelle di natura creditizia, mobiliare e valutaria non sono soggette al controllo preventivo della Corte. Le quantificazioni sulle possibili perdite connesse alla rinegoziazione dei contratti sui derivati e ad eventuali oneri per l'erario «non sono attribuibili in alcun modo alla Corte». La stessa Relazione al Parlamento sul Rendiconto generale dello Stato, che accompagna la decisione di Parificazione prevista per domani, «non contiene alcuna stima in materia». Come indicato dal Financial Times di oggi, «le stime sono state avanzate da tre esperti indipendenti consultati dallo stesso quotidiano». Infine la Corte ha precisato che l'indagine richiamata dalla stampa è unicamente riferibile all'operazione, già conclusa all'inizio del 2012, con la quale si è provveduto alla chiusura di un contratto sottoscritto nel 1994 con la Banca Morgan Stanley.

Ogni sei mesi la documentazione delle operazioni condotte alla Corte dei Conti
Come primo punto il Tesoro chiarisce che fornisce regolarmente ogni sei mesi alla Corte dei Conti tutta la documentazione relativa alle operazioni condotte in strumenti di finanza derivata. La Corte dei Conti nel mese di marzo 2013, tramite la Guardia di Finanza, ha chiesto la documentazione inerente alla sola attività di chiusura di un gruppo consistente di operazioni con Morgan Stanley. «A fronte di tale richiesta - spiega la nota - il Tesoro ha fornito tutta la documentazione richiesta, secondo tempi concordati con la Guardia di Finanza, per ciascuna operazione, inclusi i contratti pregressi dai quali ciascuna operazione ha avuto origine (copia di ciascun contratto e relativo decreto ministeriale con il quale ogni singola operazione è stata formalmente approvata) corredata da una circostanziata relazione esplicativa.

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