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Questo articolo è stato pubblicato il 17 luglio 2013 alle ore 07:27.

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Per il Portogallo tassi su livelli insostenibili. Si riaffaccia l'ipotesi ristrutturazione

Dopo che i rischi sulla tenuta dell'esecutivo hanno riportato ai massimi la tensione sui titoli di Stato portoghesi facendo impennare i tassi sul decennale sopra la soglia critica del 7%, ora si inizia a scommettere sull'eventuale ristrutturazione dei debito di Lisbona. Una strada dolorosa e complicata già percorsa da Atene l'anno scorso ma inevitabile, secondo Bank of America Merrill Lynch, qualora non vengano adottate nuove misure convincenti per il risanamento dei conti pubblici. Secondo gli analisti della banca americana c'è un 35% di probabilità che ci sia un coinvolgimento dei privati nel salvataggio di Lisbona. Una ristrutturazione che potrebbe essere soft o hard. Potrebbe cioè prevedere solo un riscadenziamento dei termini di pagamento (un'ipotesi probabile al 15% secondo BofA) o un deciso taglio del valore nominale (haircut) da parte dei creditori (con un 20% di probabilità).

Tassi oltre il livello d'allarme
Una cosa è certa, con i tassi di interesse ai livelli attuali, il debito pubblico portoghese non è più sostenibile. La scorsa settimana il rendimento dei titoli a 10 anni ha sforato la soglia critica del 7 per cento. Quella, per intendersi, che ha fatto scattare il ricorso agli aiuti internazionali da parte di Grecia, Irlanda e Portogallo e, nel caso di Italia e Spagna, costringere il presidente della Bce a scendere in campo annunciando il programma Omt con cui l'Eurotower si è dotata della facoltà di acquistare titoli di Stato dei Paesi in difficoltà. «Solo l'adozione di nuove misure per migliorare lo stato dei conti pubblici e una revisione "molto positiva" da parte della troika dei creditori internazionali a settembre potrebbe riaprire a Lisbona l'accesso ai mercati nel 2014» scrivono gli analisti di BofA Merrill Lynch. Un'ipotesi molto remota a cui viene dato solo un misero 5% di possibilità.

L'incognita politica
La vera incognita, da questo punto di vista, è politica. Le divisioni sull'adozione delle misure di austerity hanno messo a rischio la tenuta della maggioranza politica in Portogallo. L'ipotesi di rimpasto frutto di un accordo politico tra i politici che sostengono l'esecutivo è stato bocciato dal presidente della Repubblica Silva che ha invece indicato la strada del governo di unità nazionale. Strada particolarmente stretta considerate le visioni totalmente opposte sul piano di risanamento imposto dai creditori internzionali. Il leader dei socialisti Antonio Jose Seguro venerdì scorso si è espresso chiaramente per una rinegoziazione dei termini dell'accordo di salvataggio da 78 miliardi raggiunto con Ue ed Fmi a maggio del 2011. Una presa di posizione che ha innescato una brusca impennata dei rendimenti del titolo portoghese a 10 balzati oltre la soglia d'allarme del 7 per cento. I partiti si sono posti come termine per trovare un'intesa di unità nazionale il 21 di luglio. L'opzione più negativa per i mercati sarebbe quella di un mancato accordo con inevitabili elezioni anticipate. Quella più probabile è che un accordo venga raggiunto ma che l'opposizione socialista imponga di rinegoziare condizioni più favorevoli con i creditori internazionali.

Da cosa dipende la ristrutturazione?
Secondo gli scenari ipotizzati dagli analisti di BofA, nel caso di un governo di unità nazionale favorevole a un compromesso al ribasso sull'austerity c'è un 25% di probabilità che questo comporti un ritardo nell'accesso di Lisbona al mercato dei capitali (non più nel 2014 ma nel 2015). Un'opzione che renderebbe obbligato il ricorso a linee di credito del fondo salva-Stati ed eventualmente l'attivazione delle Omt da parte della Bce. Se tuttavia nel nuovo esecutivo dovesse prevalere la linea anti-austerity è altamente probabile che Lisbona chieda di rinegoziare gli aiuti internazionali e allora sarebbe inevitabile il ricorso al contributo dei privati, come avvenuto nel caso di Atene.

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