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Questo articolo è stato pubblicato il 06 settembre 2013 alle ore 11:48.
Al G20 si sta parlando di Siria, lotta alla disoccupazione, ai paradisi fiscali e molto altro. Rispetto alle ultime edizioni è finito in sordina il tema della "guerra delle valute". Anche se, a dirla tutta, non ci sono grandi rimpianti viste le (non) decisioni prese a tal proposito negli anni passati. Il fatto che se ne parli un po' meno, adesso non vuol dire però che il problema sia risolto. Perché i dati storici (Pil consolidato) e di flusso (crescita trimestrale) ci dicono che la svalutazione è una delle armi preferite da governi e banche centrali per spingere lontano delle sabbie mobili l'economia del proprio Paese.
Prendiamo le prime quattro economie al mondo. Sul gradino più alto del podio ci sono (la Cina incalza ma ne ha ancora di strada da fare) gli Stati Uniti con un Pil annuo superiore ai 15mila miliardi di dollari (superiore a quello dei 17 Paesi della zona euro che viaggiano sui 13mila miliardi). Quest'anno - stando alle stime Ocse - gli Usa dovrebbero dare una spinta al Pil dell'1,7%. Spostiamoci in Cina, la seconda economia del pianeta (con un Pil di 8.200 miliardi di dollari). L'espansione sta rallentando ma questo significa che la Cina non cresce più del 10-12% annuo ma tra il 7 e l'8% (come si accingerà a fare nel 2013).
Medaglia di bronzo al Giappone (quasi 6mila miliardi di Pil per un'estensione territoriale imparagonabile alla grandezza geografica di Usa e Cina). L'Ocse ci dice che Tokyo e dintorni chiuderanno l'anno con un progresso del Pil dell'1,6%. Al quarto posto (ma molto staccata) troviamo la Germania, un'economia attualmente in grado di generare un Pil annuo di circa 3.400 miliardi di dollari. A differenza di altri Paesi dell'Eurozona (vedasi Italia e Spagna) la Germania non ha mai chiuso un anno in recessione in questa fase critica per l'area euro ma si è limitata a cedere lo 0,6% solo nel quarto trimestre del 2012 (chiudendo comunque l'anno a +0,4%). Nel 2013 le cose andranno meglio e la Germania si confermerà la locomotiva dell'Eurozona con una crescita dello 0,7%.
Eccole qua, le prime quattro economie del globo. Sono un po' diverse fra loro. Gli Stati Uniti, ad esempio, basano la crescita più sui consumi interni mentre per Germania, Cina e Giappone sono le esportazioni a farla da padrone nella dinamica di progressione del Pil. Quanto ai conti pubblici non è poi che sarebbero tutte apposto applicando il "radar Maastricht".
Il Giappone ha un debito/Pil superiore al 200%, la Germania viaggia vicina al 82% (ma forse sarebbe più alto se si considerassero, in base a quanto indicato da uno studio della fondazione tedesca Stiftung Marktwirtschaft, anche l'esposizione pensionistica e le spese sanitarie in programma nei prossimi anni, arrivando al cosiddetto debito implicito, oppure se i debiti della Cassa depositi e prestiti tedesca (Kfw) non fossero considerati privati (a differenza di quanto avviene ad esempio in Italia).
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