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Questo articolo è stato pubblicato il 29 ottobre 2013 alle ore 17:20.
L'ultima modifica è del 29 ottobre 2013 alle ore 18:05.

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Può essere che la Presidenza del Consiglio fornisca qualche indicazione in merito all'incontro che si è tenuto nel primo pomeriggio tra il premier Enrico Letta e il presidente di Telefonica Cesar Alierta, ma non ci sono certezze a riguardo. Per ora si può solo fare riferimento alle prime battute, registrate dalle agenzie di stampa, del numero uno spagnolo. Dichiarazioni che restano nell'alveo delle assicurazioni, già fornite dall'amministratore delegato di Telecom Italia, Marco Patuano, ieri mattina dopo un analogo incontro a Palazzo Chigi. Tema: il futuro della compagnia di tlc nazionale.

Quanto uscito pubblicamente si limita alle generiche garanzie sulla tutela del livello degli investimenti e dell'occupazione in Italia. Ma Telecom ha anche ribadito che non c'è la volontà di privarsi di un asset rilevante per il suo business quale è Tim Brasil, e soprattutto che non c'è alcuna disponibilità a svendere. E altresì – il tutto in linea con quanto già emerso nelle cronache dei giorni scorsi – l'azienda ha ribadito l'impegno ad assicurare parità di trattamento tra tutti gli operatori di tlc, mettendo in atto il principio di "equality of input" sulla falsariga del modello di divisione funzionale della rete d'accesso già adottato da British Telecom con Openreach. La dichiarazione chiave di Alierta, leggendo tra le righe, è l'impegno di Telefonica a restare «socio industriale» di Telecom e a mantenerne l'italianità, il che significa che in questa fase non sono in vista operazioni di "vera" integrazione, quale sarebbe una fusione.

Alla fine si ritorna alla posizione espressa questa estate dal top management del gruppo spagnolo: l'obiettivo è mantenere lo status quo. Per andare oltre Telefonica ha bisogno che si sciolgano due nodi: la sovrapposizione delle attività in Sud-America e il debito. Nè il Brasile, nè l'Argentina acconsentirebbero all'unione dei due gruppi che gestiscono i principali operatori di tlc dei due Paesi latino-americani senza imporre dismissioni. D'altra parte anche il solo debito è un deterrente potente. Telefonica è impegnata di suo a ridurre il debito a protezione del proprio rating e in questo momento non potrebbe caricarsi anche l'onere che grava su Telecom. C'è da chiedersi però quanto il protrarsi dello status quo giovi a Telecom che non riesce più a crescere, ma nemmeno è libera di chiedere soldi al mercato per sostenere i propri progetti.

Il titolo Telecom in Borsa ha chiuso con un rialzo del 6,7 per cento.

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