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Questo articolo è stato pubblicato il 02 dicembre 2013 alle ore 09:02.
L'ultima modifica è del 02 dicembre 2013 alle ore 22:25.

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Battuta d'arresto a Wall Street: dopo otto settimane consecutive chiuse in territorio positivo, la borsa Usa ha chiuso in calo per l'assenza di stimoli ad ulteriori investimenti. Il Dow Jones ha perso lo 0,48% e il Nasdaq ha ceduto lo 0,36% a 4045,26 punti.

Seduta in ribasso per la Borsa di Milano e per i principali listini europei . Il FTSE MIB ha chiuso in ribasso dell'1,52% e sofferto soprattutto per via dei titoli del settore energetico (Enel sembra pagare la riforma del settore elettrico spagnolo), mentre hanno fatto meno peggio i grandi indici europei: FT-SE 100, DAX 30 e CAC 40. Positive le indicazioni macro in arrivo dagli Stati Uniti dove il Purchasing managers index di novembre è salito a 54,7 punti a novembre dopo la lettura di ottobre (51,8). Il dato è migliore delle attese e il più elevato dal mese di gennaio. Bene anche l'indice Ism a 57,3 puntiI mercati Usa hanno risposto senza scossoni con il NASDAQ COMP, il Dow Jones e lo S&P 500 che non riescono a prendere una direzione.

A risollevare il sentiment degli investitori del Vecchio continente non sono bastati i dati sul fronte del Pmi da cui giungono segnali positivi per l'Europa (con le vistose eccezioni Francia e Spagna) dove l'indicatore manifatturiero a novembre è salito ai massimi da giugno 2011 a 51,6 punti.

In Asia è stata una seduta piatta alla Borsa di Tokyo con l'indice NIKKEI 225 in frazionale calo di 6 punti a 15.685 punti in una giornata caratterizzata da prese di beneficio. Ma l'avvio di settimana è stato fiacco un po' per tutte le Borse di Asia e Pacifico. A parte Hong Kong (+0,66%) si segnalano cali Shanghai (-0,59%), Seul (-0,69%) e Sidney (-0,76%), penalizzata dal calo delle quotazioni dell'oro.

Positivi invece i dati relativi al Purchasing managers index cinese a 51,4 punti, meglio delle attese di 24 dei 26 analisti interpellati da Bloomberg.

Oggi gli occhi di molti investitori sono stati puntati su Telecom Italia, in calo a Piazza Affari. In mattinata la società ha smentito le voci sulla possibile cessione di Tim Brasil con un comunicato che recita: «I rumors di presunti progetti di deconsolidamento e/o valorizzazione totale o parziale dell'asset brasiliano sono illazioni destituite di fondamento».

Anche le banche sono state seguite con più attenzione del solito dagli investitori, perché tutti i principali azionisti di Sia hanno sottoscritto gli accordi per la cessione del 59,3% del capitale della società. «Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banca Mps e Bnl - si legge in una nota - hanno sottoscritto con Fondo Strategico Italiano, F2i SGR e Orizzonte Sgr gli accordi di compravendita riguardanti la cessione del 59,3% del capitale di Sia, di cui il 28,9% detenuto dal Gruppo Intesa Sanpaolo, il 20,1% da UniCredit, il 5,8% da Banca Monte dei Paschi di Siena e il 4,5% da Bnl.

Lo spread tra Btp decennali e omologhi tedeschi è in lieve calo a 234 punti. Il rendimento è al 4,08%. Il differenziale Bonos/Bund segna 242 punti per un tasso del 4,16%. L'euro ha viaggiato per tutta la giornata sotto quota 1,36 dollari in flessione a 1,3554.

Quotazioni del petrolio in recupero in avvio di settimana con i contratti sul greggio Wti in scadenza a gennaio che guadagnano lo 0,4% e vengono scambiati a 93,12 dollari al barile sul mercato elettronico di New York. Guadagna lo 0,5% il Brent, scambiato a 110,25 dollari al barile.

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